BARBARA CALDEROLA
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Inzago, i Sergio alla sbarra: il paese incredulo

La jihadista Fatima e il padre Sergio a processo: le reazioni e i ricordi

Maria Giulia Sergio alias Fatima sul suo profilo Fb

Maria Giulia Sergio alias Fatima sul suo profilo Fb

Inzago (Milano), 25 febbraio 2016 - La prima famiglia jihadista, la prima condanna jihadista. Questi record scuotono Inzago, il paese d’adozione dei Sergio, di Maria Giulia, diventata Fatima dopo la conversione al fondamentalismo, prima foreign fighter italiana, rinviata a giudizio per terrorismo internazionale, come il padre Sergio Sergio, ai domiciliari in Campania. 5 anni e 4 mesi sono la sentenza che ha colpito Marianna, la sorella della combattente dell’Is, a Rebibbia dal 1 luglio dell’anno scorso. Nella cittadina il processo per "quel padre semplice" fa discutere. Si aspettavano tutti che la posizione dell’ex operaio si chiarisse prima ancora di cominciare. E invece sarà giudicato in base alle leggi introdotte dal governo sull’onda dell’emergenza. Tutti ricordano il manovale immigrato dal Sud come "un mite".

"Mia figlia mi ha manipolato", ha detto nei mesi scorsi, la frase ha aperto un nuovo percorso di conversione, in retromarcia stavolta: da Maometto al cattolicesimo, chiesto e ottenuto dal parroco del paesino dove è confinato. A nulla però sono valse le sue buone intenzioni. Per il gup di Milano Sergio Sergio deve andare alla sbarra. Dovrà rispondere del frettoloso tentativo di fuga imbeccato dalla figlia in Siria via Skype. Lui e la moglie Assunta, morta a ottobre, il giorno prima che le venissero concessi i domiciliari, avevano venduto tutto e comprato le valigie con le rotelle, come aveva ordinato la combattente. A Inzago nessuno crede che la coppia avesse fatto questa scelta per schierarsi a fianco dei terroristi. Ma la procura sì.