Svizzera, nuova guerra ai frontalieri: la Farnesina convoca l’ambasciatore

Il Ticino pretende anche il certificato penale per i lavoratori italiani di Corrado Cattaneo

Tensione sul confine italo-svizzero

Tensione sul confine italo-svizzero

Varese, 29 luglio 2015 - C'è guerra fredda, ma dai toni sempre più roventi, che si trascina da anni alla frontiera italo-svizzera e che si gioca sulla pelle dei nostri 62mila frontalieri in Canton Ticino. Una terra di banche adagiate sul lago di Lugano dove i lavoratori delle pur ricche province di Como, Varese e Verbania sono visti alla stregua di topi pronti a rubare il formaggio svizzero, come li raffigurava qualche anno fa l’Udc, il partito della destra populista elevetica. L’ultima mossa di una partita a scacchi giocata anche a colpi di tagli agli stipendi del 20% per i soli italiani, imposti unilateralmente da alcuni imprenditori dopo che il franco si è rivalutato sull’euro, e di bordate continue della Lega dei ticinesi, partito stravotato nel Cantone che da sempre agita la bandiera dell’anti-italianità per consolidare il proprio successo elettorale, l’ha fatto la Farnesina.

Ed è di quelli che pesa: il segretario generale del ministero degli Esteri, Michele Valensise, ha convocato l’ambasciatore della Confederazione, Giancarlo Kessler, per «esprimergli la viva preoccupazione italiana per le misure introdotte dalle autorità cantonali ticinesi a carico dei lavoratori frontalieri italiani». Due quelle che più hanno fatto storcere il naso a Roma, tanto più quando dopo anni di trattative bloccate un nuovo accordo bilaterale sui nostri lavoratori che manderà in pensione quello siglato nel 1974 sta per essere sottoposto ai due Parlamenti: da un lato l’obbligo appena introdotto dal Ticino per i frontalieri di presentare un estratto del casellario giudiziale e un certificato dei carichi pendenti al momento della richiesta del permesso di lavoro - una richiesta che il governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni, ha definito «inaccettabile, perché i nostri lavoratori non possono subire l’umiliazione quotidiana di essere considerati come clandestini appena varcano il confine» - dall’altro l’aumento delle tasse locali, il cosiddetto moltiplicatore comunale, portato al massimo consentito per i soli frontalieri.

Ponte Chiasso: confine attraversato dai lavoratori frontalieri (foto Cusa)

«Si tratta di misure in violazione dell’accordo europeo sulla libera circolazione delle persone del 1999, palesemente discriminatorie nei confronti di cittadini italiani», spiega una nota della Farnesina che sarebbe pronta a presentare una procedura di infrazione europea nei confronti della Svizzera per violazione degli accordi di Schengen. Il segretario generale ha così chiesto un intervento a Berna «per porre termine a una situazione che suscita profonda insoddisfazione» e l’ambasciatore Kessler lo avrebbe rassicurato. Norman Gobbi, il presidente leghista del Governo del Cantone, ieri sera però difendeva ancora il provvedimento del casellario: «Tocca sempre e solo al Ticino fare il ‘bambino cattivo’ per difendere il nostro territorio e la nostra popolazione?» si chiedeva, sottolineando che «nessuno ha ancora presentato ricorso», ricordando così i rapporti di forza sul campo perché, comunque la si giri, il Ticino resta il più grande datore di lavoro dei lombardi.