A Natale la sfida è in dialetto: la tombola parla come i nonni

Monza, nomi dei paesi in “lingua” e mais segna-numeri

Tabellone della Tombolada Lombarda

Tabellone della Tombolada Lombarda

Monza, 6 dicembre 2017 - «Vun, duu, tri». La tombola parla lombardo. È la nuova idea di un editore brianzolo in collaborazione con l’Opificio Monzese delle pietre dure, che hanno dato vita alla “Tombolada Lombarda”. Nella nuova versione del tradizionale gioco natalizio, i luoghi e i numeri sono rigorosamente in dialetto meneghino. Recuperati i nomi “in lingua” di tutti i 1.523 comuni della Lombardia, 108 dei quali (i più rilevanti) sono proposti anche con fotografia sulle cartelle di gioco e scritti con dicitura locale: Milan, Bressa, Com. I nomi dei restanti paesi sono tutti rappresentati sul tabellone principale di gioco.

Sul retro di ogni cartella sono finiti sei proverbi regionali, sempre trascritti in dialetto; in ultimo nella confezione a fare da segna-numeri niente fagioli o diavolerie tecniche delle più recenti edizioni. Per coprire le cifre estratte basta “el formenton”: un bel sacchetto di semi di granturco, pianta emblematica della campagna lombarda. Anche i numeri sulle cartelle e sul tabellone sono scritti in dialetto, un modo per insegnare la lingua dei vecchi ai più piccoli, giocando e recuperando il senso antico di vita domestica e di “comunità”.

«L’obiettivo del gioco in versione regionale – spiegano gli ideatori Renato Ornaghi e Pietro Cociancich – è avvicinare i più giovani all’idioma lombardo praticando il più classico dei giochi di società. In un’epoca come quella di oggi, dove l’amicizia e la socialità sempre più spesso trovano spazio solo nelle stanze dei social network, è sembrato bello e anzi quasi provocatorio andare in controtendenza riproponendo un gioco, quello della tombola, antitesi del mondo virtuale. Non vogliamo riaprire le polemiche sui cartelli dei paesi in dialetto, pensiamo solo che l’uso della lingua dei nonni possa aiutare a riscoprire un’identità linguistica». Ma un tocco di modernità c’è: per ordinare il gioco bisogna scrivere una bella e-mail agli ideatori. Per chi proprio detesta la tecnologia, l’unico mezzo di procurarselo è quello di presentarsi in Villa Reale, a Monza, dove è esposto nello spazio del Serrone.