Caso Saronno e diritto di cronaca

Il caso delle morti sospette all’Ospedale di Saronno, al di là dei risvolti giudiziari, passerà alla storia come una brutta pagina di giornalismo

Milano, 7 dicembre 2016 - Il caso delle morti sospette all’Ospedale di Saronno, al di là dei risvolti giudiziari, passerà alla storia come una brutta pagina di giornalismo. Due bambini di nove e undici anni, coinvolti, loro malgrado, in una vicenda a dir poco agghiacciante, sono stati sbattuti in prima pagina senza alcuna cautela, per alimentare una curiosità morbosa che nulla ha a che fare con un corretto esercizio del diritto di cronaca. Senza contare che sul profilo Facebook della madre, ora in prigione, appare abbastanza riconoscibile il volto del figlio maggiore, coinvolto in una serie di intercettazioni che ne mettono peraltro a nudo la fragilità emotiva di fronte alla tragedia della scomparsa del padre. Addirittura alcune battute del bimbo potrebbero essere interpretate inmodo fuorviante come ammissioni di complicità negli atti criminali della madre.

L’ordine dei giornalisti della Lombardia ha opportunamente trasmesso al Consiglio di disciplina territoriale una segnalazione riguardante evidenti violazioni della deontologia professionale, in particolare della Carta di Treviso, che è stato il primo codice deontologico dei giornalisti italiani, firmato nel 1990 proprio per assicurare un sano rapporto tra informazione e minori. La trascrizione e la divulgazione sonora delle intercettazioni dei dialoghi che vedono coinvolto, come detto, uno dei due minori nell’indagine in corso a Saronno, costituiscono  una palese violazione della deontologia giornalistica. La Carta di Treviso, infatti, obbliga i giornalisti a tutelare la privacy dei minori e la loro dignità, non esponendoli in maniera incauta ai riflettori della cronaca. La Rete e i social rischiano ora di sottoporre alla gogna mediatica anche quei due bambini. È una vicenda che ricorda tanto quella dei tre figli di Massimo Bossetti, ai quali le telecamere cominciarono a dare la caccia pochi secondi dopo la notizia dell’arresto del padre. Già in quella circostanza si parlò di sovraesposizione di minori sui media, in violazione del principio di essenzialità dell’informazione, che dovrebbe indurre i giornalisti a selezionare i particolari di interesse pubblico e a scartare quelli superflui e non essenziali ai fini della completezza del racconto.