Da Milano a Mortara in balìa delle gang: ultimo treno da Far West

Viaggio sulla linea con più aggressioni: nessun controllo

Una banda di writer all'opera (Newpress)

Una banda di writer all'opera (Newpress)

Mortara, 4 luglio 2017 - Poco dopo le 21 la stazione di Mortara è deserta. Un ragazzo, berretto da baseball in testa e piedi scalzi, chiede una sigaretta. Poi si allontana lentamente, e si siede sul marciapiede. Le saracinesche del bar ‘Le Rotaie’ sono abbassate. Un cartello avvisa i viaggiatori che la sala d’attesa, con la biglietteria, da marzo è chiusa dalle 20,30 alle 4,30. Una misura necessaria per evitare bivacchi notturni. Parte dalla cittadina in provincia di Pavia, tappa per i treni che collegano Milano ad Alessandria, Vercelli e Novara, il viaggio su una delle linee ferroviarie lombarde più pericolose. Sulla Milano Porta Genova-Mortara si è registrata un’escalation di furti, rapine, aggressioni a controllori e passeggeri, incursioni dei writer sui vagoni quintuplicate nell’ultimo anno. Tanto che nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Trenord, Cinzia Farisè, ha scritto una lettera ai prefetti di Milano e Pavia, chiedendo di aumentare i pattugliamenti delle forze dell’ordine.

Costruita nella seconda metà dell’Ottocento, la Milano-Mortara in 45 minuti, al netto dei ritardi, copre un tragitto di 44 chilometri tra la Lomellina e il capoluogo lombardo, passando per Vigevano, Abbiategrasso e Albairate. Di giorno viene utilizzata dai pendolari, studenti e impiegati che si spostano verso Milano. Di notte i treni diventano terra di nessuno, dove domina la violenza. In una normale giornata infrasettimanale sono poco più di una decina le persone che prendono l’ultimo treno da Mortara a Milano, alle 21.33. I passeggeri – tra loro nessuna donna – si radunano tutti nella stessa carrozza. Salgono anche alcuni ragazzi, diretti a Milano per trascorrere la serata. Musica reggaeton si diffonde da una cassa allacciata allo smartphone. Fumano sigarette sul treno, i piedi appoggiati sul sedile di fronte. Il convoglio ferma a Parona Lomellina. Poi una sosta alla stazione di Vigevano. Alcuni giovani prendono posto sul treno. Zaini in spalla, tende e borse di plastica con bottiglie di alcolici. Si diffonde tra i vagoni odore di marijuana.

E a Vigevano parte la ‘ronda’ di una gang di sudamericani, vent’anni o poco più, tatuaggi sulle braccia e abiti oversize. Camminano per i vagoni, si avvicinano ai passeggeri. Uno di loro afferra lo smartphone di un viaggiatore e lo osserva: «Il tuo modello non mi piace, questa sera sei fortunato». Poi si dirigono verso il gruppo di giovani che occupa il vagone adiacente, vanno a caccia di smartphone di ultima generazione. Li costringono a consegnare pacchetti di sigarette e bottiglie di alcolici, che poi infilano in uno zaino. Si comportano da padroni: per tutto il viaggio non si vedono controllori o agenti della Polfer.

I passeggeri sono consapevoli che bisogna evitare qualsiasi tipo di reazione, stare in silenzio e aspettare che passino oltre. «Quasi ogni sera è così», racconta un viaggiatore originario dell’Est Europa, che in questo periodo lavora a Mortara e ogni giorno prende l’ultimo treno per tornare a Milano. «Nel portafoglio ho solo pochi euro – spiega – i documenti li tengo in tasca. Per ora non mi è successo nulla, ma qualche giorno fa ho visto una donna scippata alla stazione. Mi è capitato di viaggiare di sera anche su altre linee, questa è di gran lunga la peggiore». Ad Abbiategrasso salgono alcuni filippini, indossano maglie con il logo di un’impresa di pulizie. Lavorano di notte, per riordinare gli uffici milanesi prima dell’inizio di una nuova giornata lavorativa.

Il viaggio, ormai a pochi chilometri da Milano, sembra infinito. E inizia una nuova “ronda”. Questa volta camminano tra i vagoni due giovani, italiani. L’atteggiamento è simile a quello della gang di latinos, così come sono simili i tatuaggi esibiti sulle braccia e su altre parti del corpo. Basta il loro atteggiamento per intimidire. Terminato il giro si siedono nella carrozza, stranamente in silenzio. E alla stazione di Milano San Cristoforo, ultima tappa prima di Porta Genova, scatta il blitz. Uno dei due afferra lo zaino del passeggero appoggiato sul sedile, corrono e saltano giù dal treno mentre le porte automatiche si richiudono. In pochi istanti si sono dileguati nella notte. Si dovranno accontentare di un bottino che, per loro, non ha alcun valore. Nello zaino solo un libro di Pier Paolo Pasolini, ‘Ragazzi di vita’.