Accordo sulla modifica del contratto: via i sospetti sui macchinisti-lumaca

Cambiato l’articolo 54 al centro di dubbi sempre respinti dal sindacato di Daniele Rescaglio

PASSO AVANTI Chiuso uno dei capitoli più complessi nelle trattative tra azienda e lavoratori Tra i temi  da affrontare resta quello  della sicurezza

PASSO AVANTI Chiuso uno dei capitoli più complessi nelle trattative tra azienda e lavoratori Tra i temi da affrontare resta quello della sicurezza

Cremona, 16 marzo 2015 - Nessuno potrà più parlare di macchinisti lumaca. L’articolo 54 del contratto aziendale di Trenord è stato cambiato mercoledì scorso, dopo un lavoro durato qualche mese e dopo che il nuovo amministratore delegato, Cinzia Frisè, aveva preso questo come un impegno personale. «Siamo riusciti a chiudere l’accordo mercoledì, ma ci stavamo provando da più tempo: cercavamo una soluzione che potesse riequilibrare gli stipendi del personale, macchinisti e capotreni, senza incentivarlo su un fattore di ritardo, ma di orario di lavoro. È un percorso che non si è ancora concluso» spiega Giovanni Votta sindacalista della Uil che ha seguito tutta la vicenda e che è impegnato da un anno nel difficile lavoro di trovare la quadra per il rinnovo del contratto di secondo livello.

«Questa videnda ha danneggiato non tanto l’azienda, ma l’immagine dei dipendenti: il contratto prevedeva un bonus per chi sforava un certo orario di guida, era naturale, come in tutti i lavori gli straordinari sono pagati. Il problema è nato quando si è data la colpa ad una manciata di macchinisti che, capendo il contratto, hanno cercato un vantaggio per sé. Ma non dimentichiamo che i ritardi non sono dovuti alla loro mancanza professionale, ma ci sono condizioni sulla Mantova-Milano tali che nella somma i ritardi sono tanti ed è stato dunque facile puntare il dito su un macchinista per addebitagli la colpa del guadagno» continua Votta. Era davvero così facile giocare con “quei ritardi”? «Oggi i treni sono altamente tecnologici, con apparecchiature che registrano ogni cosa, se ci fossero stati casi specifici di persone che avessero abusato l’azienda poteva e potrà fare una indagine e scoprire chi sono. Viene sempre data tra l’altro una tempistica all’interno della quale va risolta una criticità». I ferrovieri e i pendolari sono da sempre due facce della medesima medaglia, in viaggio sugli stessi mezzi e in fondo nelle stesse condizioni.

«Il vero pendolare che viaggia tutti i giorni conosce i motivi per cui magari il treno è fermo, quindi non punterà il dito contro il personale» sottolinea Votta. Ma certo le richieste del personale viaggiante interessano molteplici aspetti e la discussione che è in corso da un anno con l’azienda non ha riguardato solo il problema dell’articolo 54. «Non siamo qui a chiedere più soldi, ma maggiore tutela della sicurezza delle persone. Il macchinista, o il personale che ha a che fare con situazioni di criticità come le violenze a bordo se sono donne, liti tra viaggiatori, o il problema alla mattina di trovare barboni che dormono sui treni parcheggiati» prosegue Votta. Per quanto riguarda la questione ritardi però il personale può farci poco: «Ai fini dei ritardi non possiamo fare molto, oltre a segnalare le criticità a bordo: la macchina è più complessa di quanto può sembrare, un meccanismo fatto di tanti comparti. Per il pendolare l’azienda è una, mentre in realtà Rfi gestisce i binari e le tracce orarie, Trenord è un vettore. Anche la Regione è interessata. Con la nuova amministratrice l’aria che tira è positiva, speriamo di arrivare ad Expo nel modo migliore», afferma Votta.