Manager torna a casa dopo 6 anni di carcere in Kazakistan: "Berlusconi, la mia fortuna"

Crema, parla il 61enne: "Ho letto 300 libri e cucinato anche per venti persone, ma sono stato fortunato e la mia fortuna si chiama Silvio Berlusconi" di PIER GIORGIO RUGGERI

Flavio Sidagni, 60 anni, è tornato in Italia il 20 maggio

Flavio Sidagni, 60 anni, è tornato in Italia il 20 maggio

Crema, 27 maggio 2016 - «Ho letto 300 libri e cucinato anche per venti persone, ma sono stato fortunato e la mia fortuna si chiama Silvio Berlusconi». Lo dice Flavio Sidagni, 61 anni da compiere, condannato a sei anni di reclusione in Kazakistan per una storiaccia di droga, tornato a Crema lo scorso 20 maggio. «Con un mese di ritardo, rispetto alla data prevista, ma anche là la burocrazia fa danni».

SIDAGNI è «vittima» di una irruzione che la polizia kazaka compie nell’albergo dove lui risiede, il 20 aprile 2010. Gli agenti trovano 180 grammi di hashish e lui ammette la proprietà. Finisce in carcere e viene processato e condannato due volte. La sentenza definitiva parla di sei anni di prigione. E in Kazakistan si fanno davvero. Nel mese di settembre Sidagni contatta i giornali italiani e racconta la sua storia. Di lì a poco in Kazakistan arriva in visita ufficiale Berlusconi, che conosce la sua storia. «Devo ringraziare Berlusconi per quel che ha fatto. Si è speso molto ed è arrivato a chiedere personalmente al capo dello stato kazako la grazia presidenziale. Non ce l’ha fatta, ma ha ottenuto che io restassi nel piccolo carcere di Atyrau, dove c’erano solo venti persone e dove non c’erano pericoli. Inoltre, pagando, riuscivo a ottenere tutto quel che mi necessitava, anche un cellulare».

E come sono stati i mesi in prigione?

«Per prima cosa avevamo letti singoli e non a castello. Poi ero libero di muovermi. Io potevo anche cucinare il cibo italiano che mi portavano gli amici. Dapprima gli altri erano scettici, poi hanno cominciato ad assaggiare, quindi sono diventato il cuoco della compagnia. Nel resto del tempo facevo un po’ di pulizie e leggevo».

Che cosa ha letto?

«In quattro anni ho letto 300 libri. Tutti legal thriller degli autori che vanno per la maggiore: Ken Follett, Dan Brown, Altieri, Baldacci. Il tempo mi è passato».

Poi la scarcerazione.

«Nell’agosto del 2014 mi comunicano che posso uscire. Devo però restare nello stato kazako fino a quando la pena non sarà interamente scontata, ogni spostamento deve essere comunicato e autorizzato dalla polizia e devo rientrare entro le 22 e restare in casa fino alle sei del mattino».

E il lavoro?

«Chiudo con l’Eni, dopo 30 anni di lavoro e a settembre ottengo un contratto di consulenza con la Nkoc, ditta che ha 24 navi di proprietà. Faccio il project manager e in breve conquisto la loro fiducia. Sono stati mesi importanti e ricchi di soddisfazione».

Poi il rientro in Italia.

«Sì, il 20 maggio e con un lavoro presso una ditta inglese di un vecchio collega che lavorava con me all’Eni».