Crema, in via Bramante famiglie senza gas da novembre: conto alla rovescia per il gelo

Periodicamente torna il problema delle famiglie che abitano in via Bramante. Si tratta di una decina di agglomerati che ospitano 280 famiglie, quasi mille persone. Stavolta a far discutere è il mancato adeguamento agli impianti di distribuzione del gas da parte di alcune famiglie che, dal primo novembre, saranno lasciate al freddo e senza gas in cucina di Pier Giorgio Ruggeri

Uno scorcio dei caseggiati di via Bramante

Uno scorcio dei caseggiati di via Bramante

Crema (Cremona), 28 ottobre 2014 - Periodicamente torna il problema delle famiglie che abitano in via Bramante. Si tratta di una decina di agglomerati che ospitano 280 famiglie, quasi mille persone. Stavolta a far discutere è il mancato adeguamento agli impianti di distribuzione del gas da parte di alcune famiglie che, dal primo novembre, saranno lasciate al freddo e senza gas in cucina. In passato il posto, oggi di fronte al polo universitario cittadino e al polo commerciale e artigianale, ha conosciuto diverse vicissitudini. Acquistato da un casa di assicurazioni, venne poi venduto ai singoli abitanti. 

La prima polemica, che risale agli anni ‘70, riguardava il fatto che lì erano dirottati gran parte degli immigrati. Così ci volle poco a trasformare la zona in un ghetto con da una parte i proprietari di appartamenti, per lo più italiani, e dall’altra gli stranieri, che spesso non erano in grado di far fronte neppure all’affitto. Il problema del gas era sorto due anni fa. In troppi non pagavano le fatture e così, visto che gli impianti erano centralizzati, la società decise di sospendere l’erogazione. Ci fu una gara di solidarietà da parte dei residenti, ma nel contempo l’impianto centralizzato venne smantellato e ciascuno provvide a installare un impianto personalizzato. Linea più, che gestisce l’erogazione del gas nella zona, dal 31 ottobre cesserà la distribuzione all’impianto centralizzato.

«È un problema che riguarda alcune famiglie – dice Mario Lottaroli, consigliere di Rifondazione comunista — ma che va risolto. Nel bilancio comunale che andremo a discutere dobbiamo trovare più soldi per il sociale per gestire e risolvere situazioni come questa. Inoltre, mi appello a Linea più perché prenda le giuste decisioni». A conscenza del problema è anche don Francesco Gipponi, parroco del quartiere e anche direttore della Caritas diocesana, che lo scorso anno ha inventato la colazione per i bambini che non ce l’hanno, iniziativa che continua con successo anche quest’anno. «Sono al corrente della situazione e segnalo situazioni di pericolo. Il problema sta nelle bombole di gas che chi non ha l’impianto si porta in cucina. Con pericolo per tutti. Altre famiglie si sono attrezzate con delle stufe. Altre ancora resteranno al freddo. Non sarà un dramma perché una volta il riscaldamento non c’era. Devono solo attrezzarsi per il bisogno».