Nuovi padiglioni e più posti letto: in sette mesi mille detenuti in meno

Svolta in Lombardia, ma resta il sovraffollamento

Un carcere

Un carcere

Milano, 18 agosto 2014 - Mille detenuti in meno, quasi 200 posti letto in più. Così è cambiata, in soli sette mesi, la geografia delle carceri lombarde. Nessun miracolo, sovraffollamento ancora da abbattere, ma anche innegabili miglioramenti sulla scia di una tendenza nazionale resa necessaria dalla condanna della Corte europea di Strasburgo per la disumanità delle celle italiane. I dati sono quelli ufficiali del ministero di Giustizia. A fine luglio, in Lombardia c’erano 7.743 detenuti: all’inizio dell’anno erano 8.756, ben 1.013 in più. Nel contempo, alla voce «capienza regolamentare» complessiva dei 19 penitenziari regionali, il 31 dicembre si leggeva 5.892, ora 6.075. Dunque, il sovraffollamento resta. Ma se il tasso di occupazione sfiorava a gennaio il 150%, oggi, solo sette mesi dopo, si ferma sotto il 130%.

Certo, i problemi restano. Anche perché, per la prima volta, il ministero pubblica online, carcere per carcere, il numero dei posti letto «attualmente non disponibili» per varie ragioni (il record è a San Vittore con 222). Però è anche vero che, per la prima volta, specifica che «i posti regolamentari sono calcolati sulla base del criterio di 9 metri quadrati per singolo detenuto più 5 metri quadri per gli altri, lo stesso per cui in Italia viene concessa l’abitabilità delle abitazioni». Criterio che si tiene più largo rispetto a quello adottato dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura. A migliorare il rapporto posti a disposizione-detenuti presenti - ma anche la qualità complessiva della detenzione - hanno contribuito senz’altro, in questi mesi, l’apertura di nuovi padiglioni a Pavia, Cremona e Voghera, la redistribuzione sul territorio di un buon numero di “ospiti” secondo criteri di pericolosità, gli effetti delle norme cosiddette «svuota carceri» approvate negli ultimi anni e che ora consentono i domiciliari a chi, in determinate condizioni, debba scontare ancora fino a 18 mesi di reclusione.  I dati del ministero al 31 luglio parlano di 2.225 detenuti che, dal 2010 ad oggi, sono usciti dai penitenziari lombardi per andare agli arresti tra le mura di casa. Analizzando poi la situazione struttura per struttura, i progressi dell’affollatissimo San Vittore sono innegabili. Un anno e mezzo fa il presidente della Corte d’appello, Giovanni Canzio, denunciava con forza l’intollerabilità delle sue allora 1.616 presenze: oggi i detenuti sono “solo” 833. A Como sono 395, tanti a fronte di una capienza regolamentare di 230. Nel bresciano Canton Mombello sono 309 (e i posti solo 189), a Lodi 68 (50 posti), a Busto Arsizio 331 (posti 179), a Voghera 405 detenuti per 339 posti, a Pavia 589 invece dei 514 regolamentari, a Cremona 373 con sovraffollamento azzerato. Quanto alle caratteristiche personali dei 7.743 attuali detenuti lombardi, poco meno della metà (3.353) sono stranieri, 474 in tutto le donne. Circa due terzi della popolazione carceraria (5.376 tra uomini e donne) sconta una pena ormai definitiva. Di quel che resta - quasi 2.400 persone - è appena il caso di ricordare che statisticamente una buona parte (almeno il 30 per cento) finirà per essere assolta o scarcerata, avendo con ciò scontato una custodia cautelare che non meritava. In concreto, si può stimare che almeno 600 cittadini si trovino in cella, in questo momento, mentre potrebbero stare in vacanza. 

mario.consani@ilgiorno.net