Confessioni di un camorrista pentito: "A Brescia montagne di rifiuti tossici"

Nunzio Petrella pronto a mostrare agli inquirenti le discarice abusive

Nunzio Perrella e il giornalista Paolo Coltro (Fotolive)

Nunzio Perrella e il giornalista Paolo Coltro (Fotolive)

Brescia, 20 febbraio 2017 - «La gente deve sapere: a Brescia vivete sopra una montagna di monnezza tossica. Chi faceva i soldi trent’anni fa continua a farli anche adesso. Io non ho mai trattato con i Comuni da voi, ma pensate che gli industriali grossi, quelli che si sono arricchiti davvero, mi chiamano ancora. Sono pronto ad andare sulle vostre discariche e a mostrare tutti i rifiuti che la camorra per anni vi ha portato». Lo ripete come un refrain Nunzio Perrella, l’ex camorrista dal 1992 collaboratore di giustizia che a novembre nel corso della trasmissione di Rai Due «Nemo» aveva scioccato i bresciani rivelato all’ambientalista Gigi Rosa che «Brescia sta messa molto peggio della Terra dei fuochi».

L'ex boss specializzato in traffico di rifiuti venerdì sera era alla Feltrinelli in città per presentare il libro «Oltre Gomorra» scritto con il giornalista Paolo Coltro. È arrivato sotto scorta, cappello in testa, sciarpa e occhiali da sole a coprire volto. Perrella sta collaborando con la magistratura bresciana e di nomi non ne vuole fare («C’è un’indagine») ma di coordinate ne dà in abbondanza. In libreria ci sono gli ambientalisti ma proprio Rosa a sorpresa non c’è. «Qualcuno l’avrà tirato per la giacca» polemizza il pentito. «Tutta la Lombardia ma soprattutto voi avete ricevuto milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi anche dall’estero. Fusti chimici, olii, schifezze, tutti finiti negli stoccaggi autorizzati. Il sistema si è perpetuato. Sulla carta sembra tutto regolare, ma basta mettersi d’accordo per cambiare materiali oppure codici ai rifiuti pericolosi che così possono essere venduti ai cantieri stradali, mescolati al calcestruzzo delle costruzioni civili e industriali, messi nello stabilizzato per costruirci sopra strade e autostrade. E’ stata fatta così anche la A4».

Perrella è tra i primi camorristi che nel 1989 aveva fiutato il business del trasporto della monnezza. Inizia a portare allora i veleni al Sud perché il «Nord era già pieno». Ha comiciato a “cantare” negli anni ‘90, dall’indomani del suo arresto e non ha più smesso. Ma oggi, pagati i suoi conti con la giustizia, è arrabbiato. Si lascia sfuggire che a volte si pente di essersi pentito, «tanto non cambia mai niente». «La camorra è responsabile solo in parte dello schifo – si infervora – Gli industriali di ieri continuano a fare miliardi con nuovi nomi delle ditte. Dove sta dunque la prescrizione? I carabinieri sapevano già tutto nel 1991. Fui convocato Brescia nel 1993 perché avevo parlato di processi aggiustati, ma politica e magistratura hanno accusato solo i camorristi e protetto gli intoccabili. Ora però la Procura di Brescia vuol fare un discorso serio con me».