Cromo VI nell’acqua, ora anche l’Asl propone di rivedere i limiti di legge

Sul cromo esavalente si cambia rotta. Ora anche la Asl di Brescia chiede che si rivedano i limiti nell’acqua potabile, andando così a colmare un pesante vuoto normativo. Ad oggi, l’unico limite per le acque potabili è di 50 microgrammi/litro per il cromo totale, ritenuto sufficientemente protettivo dall’Oms di Federica Pacella

Nel Lecchese l'acqua costerà di più

Nel Lecchese l'acqua costerà di più

Brescia, 21 ottobre 2014 - Sul cromo esavalente si cambia rotta. Ora anche la Asl di Brescia chiede che si rivedano i limiti nell’acqua potabile, andando così a colmare un pesante vuoto normativo. Ad oggi, l’unico limite per le acque potabili è di 50 microgrammi/litro per il cromo totale, ritenuto sufficientemente protettivo dall’Oms. Sul cromo esavalente, cancerogeno certo se assunto per inalazione, non c’è nessuna indicazione specifica per le acque potabili, ma in falda non può superare i 5 microgrammi/litro

«Vogliamo segnalare al ministero della Salute la necessità di una revisione del quadro normativo vigente nel nostro Paese in tema di limiti accettabili presenti nelle acque potabili. Riteniamo che il limite di riferimento non sia più sufficiente per definire il livello qualitativo dell’acqua potabile: è necessario introdurre un limite specifico per il cromo esavalente». A dirlo, il direttore generale di Asl Brescia, Carmelo Scarcella, nel convegno «Il Cromo VI nelle acque potabili: aspetti di sanità pubblica», organizzato con l’Istituto superiore di sanità. Rispetto a qualche tempo fa, dunque, quando il mantra, per rispondere alle preoccupazioni dei genitori, era «siamo nei limiti garantiti dalle istituzioni internazionali», ora si registra un passo in più, con Brescia che si fa portavoce dell’esigenza di cambiare i limiti. Del resto, proprio a livello internazionale, negli ultimi mesi si sono registrate delle novità.

«Lo scenario – spiega Luca Lucentini, direttore Reparto di igiene delle acque interne dell’Iss – è cambiato quando l’Efsa, autorità europea per la sicurezza alimentare, ha indicato come potenzialmente a rischio, per le neoplasie dei bambini sotto i 10 anni, l’esposizione al cromo esavalente nelle acque europee. Non di meno, l’Iss ha emesso, a giugno 2014, un parere in cui ha indicato l’opportunità dell’applicazione rigorosa del principio di precauzione». Parole chiare, anche se per il tossicologo Pietro Apostoli, membro dell’osservatorio dell’acqua, «la probabilità di avere un tumore collegato al cromo VI per le quantità a cui siamo abituati a Brescia è pari a zero». Fatto sta che l’Oms ha già all’ordine del giorno la revisione del limite, auspicata ora anche dall’Asl di Brescia.

C’è da dire che in città l’acqua, almeno al rubinetto, è già cambiata, grazie anche al nuovo corso voluto dal Comune. Dopo l’avvio del processo di eliminazione di cromo VI da parte di A2A con solfato ferroso (un investimeno che costa, in bolletta, 2 centesimi a metro cubo), gli ultimi prelievi nei 26 punti rete hanno rilevato che in 14 siamo sotto i 2 microgrammi/litro: prima la media a Brescia era di 10. «Questi dati – spiega l’assessore all’Ambiente, Gianluigi Fondra – ci fanno dire che entro pochi giorni saranno reintrodotte in modo esclusive le brocche nelle mense». La partita futura sarà la bonifica delle falde, mentre, per quanto riguarda il limite del cromo VI, bisogna decidere dove mettere l’asticella. In Californa l’hanno messa a 10 microgrammi/litro. Un numero scientificamente motivato, che l’Oms e l’Iss non potranno non tenere in considerazione.