Processo Bossetti, in aula immagini choc: fuori il pubblico. E' il giorno del medico legale

Udienza dedicata alla deposizione della professoressa Cristina Cattaneo, che si è occupata dell’autopsia sul corpo della vittima, e del suo collega Luca Tajana, co-firmatario della relazione conclusiva: "Aggredita e uccisa nel campo"

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo,7 ottobre 2015 - Si torna in aula, oggi, per il processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. I giudici della corte d'assise di Bergamo hanno deciso che, durante la deposizione dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, in cui vengono proiettate delle diapositive ritraenti il ritrovamento del corpo della 13enne, il pubblico debba uscire dall'aula. Questo per la "tutela dell'immagine" della giovane vittima.  A chiedere che l'udienza si svolgesse a porte chiuse sono stati gli avvocati di parte civile della famiglia Gambirasio e sia il pm Letizia Ruggeri sia i difensori di Massimo Bossetti si sono rimessi alla decisione dei legali dei Gambirasio. Il presidente, Antonella Bertoja, ha quindi disposto che in aula possano rimanere solo le parti e i giornalisti. Sin dall'inizio del processo non sono state ammesse in aula telecamere né altri mezzi che possano riprendere o fotografare lo svolgimento dell'udienza. 

La professoressa Cattaneo intervenne il pomeriggio stesso del ritrovamento del corpo della 13enne in mezzo al campo di via Bedeschi a Chignolo d’Isola, il 26 febbraio 2011, per una prima ispezione esterna. All’obitorio di Milano, nei giorni successivi, iniziò l’esame autoptico, particolarmente complesso. Solo a maggio fu possibile la restituzione della salma ai familiari e solo nel mese di agosto, dopo ripetute proroghe chieste al pm Letizia Ruggeri, l’esperta consegnò la sua relazione conclusiva sulle cause della morte di Yara, ben 352 pagine.

Cristina Cattaneo, a sinistra, dove furono trovati i resti di Yara Gambirasio

"AGGREDITA E UCCISA NEL CAMPO" - "Molto probabilmente Yara è morta in quel campo" di Chigno d'Isola ( Bergamo) dov'è stata trovata il 26 febbraio 2011, a tre mesi esatti dal suo rapimento, avvenuto all'uscita della palestra di Brembate di Sopra, il 26 novembre 2010". Lo ha spiegato, nel corso del processo a carico di Massimo Bossetti, l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, la consulente incaricata dalla Procura di esaminare il corpo della ragazzina. La dottoressa Cattaneo ha individuato anche possibili concause della morte della 13enne. Il corpo della ragaza presentava "tagli anche profondi - ha detto in aula l'anatomopatologa - soprattutto alle gambe, ma anche alla gola, che hanno prodotto sanguinamento e dolore" ma non tali da causare la morte, "aveva un trauma cranico - ha aggiunto - ma non sappiamo se fosse in corso un'emorragia cerebrale" e soprattutto "presentava piccole ulcere gastriche e aveva un'alterazione dei valori di acetone nei tessuti", elementi che fano pensare ad una morte per assideramento avvenuta nella notte successiva al rapimento. 

"NON SI E' DIFESA" - L'entità, la distribuzione, il tipo di disegno dei tagli ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio sono compatibili con lesioni inferte su un soggetto che non si stava muovendo". Parola di Cristina Cattaneo. Secondo la consulente nominata dalla Procura, Yara sarebbe stata dunque seviziata con otto tagli di coltello quando già si trovava in uno stato di incoscienza, e comunque era inerme: "E' molto difficile - ha spiegato l'esperta davanti ai giudici della Corte d'assise di Bergamo - disegnare una 'x' con un coltello sulla schiena di una persona se questa si muove". Gli accertamenti hanno inoltre dimostrato "l'assenza di lesioni da difesa" e la mancanza di tracce di narcotici. Segno, probabilmente, che quando Yara è stata aggredita con un coltello, non era stata narcotizzata.

"TROVATE TRACCE DI CALCE " - A provare che Yara è stata uccisa nel campo di Chignolo d'Isola, a pochi passi dalla discoteca 'Sabbie Mobili', dov'è stata ritrovata, sono gli arbusti ritrovati nella mano destra della ragazzina. "La vittima è stata ferita nel campo di Chignolo - ha spiegato in aula a Bergamo la consulente Cristina Cattaneo - Nella mano destra stringeva arbusti di quella zona e al suo corpo, o ai suoi vestiti", sotto le unghie e perfino "nel braccialettino di stoffa che portava" risultavano "attaccate spine tipiche di quel campo. E anche alla base delle ferite - ha aggiunto - abbiamo rilevato elementi botanici da collocare in quel luogo, probabilmente non trasportabili". Per l'anatomopatologa, inoltre, la calce trovata sugli abiti e nei bronchi di Yara sono molto indicativi. "Abbiamo fatto un centinaio di campionamenti in tutti i luoghi frequentati dalla vittima - ha spiegato - in nessun caso è stato riscontrato lo stesso tipo di calce rinvenuto su Yara. Ci siamo chiesti se quelle tracce di calce siano finite lì per contatto con un'altra persona o per permanenza in un determinato posto. Riteniamo sia più probabile la seconda ipotesi". La consulente, infine, ha fatto luce anche sull'arma del delitto, che è un coltello o un utensile con una "lama affilata", maneggiato però da qualcuno che mostrato incertezze e "cincischiamenti" nel ferirla e non ha inferto colpi fatali. "Con ogni probabilità", ha spiegato al consulente, "Yara è stata colpita con una lama molto affilata, da vestita" sia al corpo che alla gola, - sempre la testimonianza - C'è un taglio che va da lato a lato della gola, che sfiora la trachea senza reciderla".

"IL CORPO NON E' STATO TRASCINATO" - E' molto difficile ipotizzare che Yara Gambirasio sia stata uccisa in un posto diverso da Chignolo d'Isola e che poi sia stata trasferita nel campo dove il suo cadavere venne ritrovato il 26 febbraio 2011, a tre mesi esatti dalla sua scomparsa. "Lavoro in questo campo da venti anni - ha spiegato la consulente nominata dalla Procura - e nel corso della mia carriera mi sono occupata di diversi casi di occultamento di cadavere. In tutti i casi di trasferimento del corpo o di copertura con lenzuola o altri materiali, si è sempre trovato traccia. Questo - ha sottolineato - è un dato esperienziale e non scientifico". Secondo l'esperta di medicina legale, insomma, Yara sarebbe stata aggredita, seviziata e uccisa nello stesso campo di Chignolo d'Isola dove venne ritrovata tre mesi dopo la sua scomparsa. Anche perché lo stato di conservazione degli indumenti escluderebbero l'ipotesi del trascinamento del cadavere. "Gli indumenti di Yara - ha spiegato in aula - sono ben conservati esteriormente. Vista la mancanza di lacerazioni significative di indumenti che coprono la parte superiore del corpo, trovo difficile e poco probabile ipotizzare che sia stata trascinata". A escludere la pista del trasferimento di cadavere sono anche le analisi condotte sulle scarpe da tennis della 13enne: "Avevano compresso il terreno con una pressione compatibile col peso del corpo di Yara". Infine, secondo l'anatomopatologa Cattaneo gli elementi rintracciati sul corpo della 13enne presentano "un elevato grado di compatibilità" con "gli arbusti, il terreno e le larve di insetti tipici del campo di Chignolo d'Isola".

Il luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio a Chignolo d'IsolaIL CONTO DELLE INDAGINI - Quanto sono costati alla procura di Bergamo, in termini di soldi, i quasi cinque anni di indagine sull’omicidio di Yara Gambirasio? Adesso che il processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto autore, è avviato al ritmo di due udienze la settimana, è possibile tracciare un bilancio. Dati alla mano, la procura ha speso 1 milione e 30mila euro. Ma quello di Yara è un caso particolare, che ha richiesto agli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, uno sforzo straordinario per arrivare al risultato di dare un volto a Ignoto 1, partendo dal Dna trovato sul corpo della tredicenne di Brembate Sopra. Un milione e 30mila euro, cifra che Bossetti, qualora fosse riconosciuto colpevole, dovrà restituire di tasca sua. I soldi sono serviti per le audizioni, le consulenze esterne comprese le analisi dei Dna, i tabulati telefonici (le compagnie devono essere pagate), gli interpreti e le traduzioni (per esempio, quando era stato fermato il marocchino Fikri). Per fortuna c’è chi, come il genetista Carlo Previderè, ha offerto la sua consulenza a titolo gratuito. 

CONSULENTE DIFESA: "PERCHE' DUBBI SONO DIVENTATI CERTEZZE?" - Secondo la consulente anatomopatologa della  difesa di Massimo Bossetti, Dalila Ranalletta, nelle relazioni dei consulenti della Procura, riguardo la dinamica dell'omicidio di  Yara Gambirasio, erano contenuti "solo dubbi" che, in aula, "sono diventate certezze da premesse incerte". "Nelle centinaia di pagine della loro relazione - ha argomentato il medico legale che deporrà nella prossima udienza - sono riportati i dati così come sono e nessuno di loro si è mai sognato di dire: così è in termini di certezza". "In aula questi dubbi diventano certezze - ha concluso - quando le premesse sono incerte". E proprio a lei, nel corso della prossima udienza davanti alla Corte d'Assise di Bergamo, fissata per il prossimo venerdì 9 ottobre, toccherà il compito di ricostruire le ultime ore della piccola ginnasta di Brembate di Sopra (Bergamo). Con lei verrà sentito anche il maresciallo Gatti che in aula riferirà a proposito degli accertamenti fatti sulle celle telefoniche che il cellulare della ragazzina ha agganciato subito dopo che Yara, secondo la Procura, era stata prelevata fuori dalla palestra di Brembate.  

ha collaborato Gabriele Moroni