Costa Volpino, a un mese dalla scomparsa riprese le ricerche di Fabrizio Garatti

Al setaccio luoghi e zone impervie dell’Alto Sebino nel tentativo di riuscire a trovare una traccia dell’uomo

Ricerche dei carabinieri, nel riquadro Fabrizio Garatti

Ricerche dei carabinieri, nel riquadro Fabrizio Garatti

Costa Volpino, 28 giugno 2016 - E' trascorso già un mese dalla sua scomparsa (risalente a giovedì 26 maggio) eppure di Fabrizio Garatti, 44 anni, di Costa Volpino, con famiglia a Gratacasolo di Pisogne, un precedente del 2009 per 40 chili di hascisc, non c’è traccia. Che fine ha fatto? E’ stato ucciso ? Si è allontanato volontariamente? Il tempo non gioca a favore degli inquirenti. Proprio per questo ieri mattina il pm Fabio Pelosi, titolare del fascicolo, ha deciso di far riprendere le ricerche che erano state sospese dopo un nulla di fatto.

All'opera volontari della Protezione civile con i cani, vigili del fuoco e naturalmente i carabinieri di Costa Volpino, con cui collaborano i colleghi della Compagnia di Clusone. Al setaccio luoghi e zone impervie dell’Alto Sebino nel tentativo di riuscire a trovare una traccia dell’uomo. Saranno sentite anche le persone che conoscevano Garatti, impiegato di un’impresa edile; tra queste Matteo Agliardi, titolare dell’impresa che sta ristruttirando la casa del papà dello scomparso. Il 26 maggio Agliardi ha incontato Garatti, soprannominato in paese “Biscio”, nel tardo pomeriggio. Prima sono andati a dare una occhiata al cantiere, poi hanno fatto un salto al bar. Infine si sono salutati in via Nazionale, a Costa Volpino. Più tardi è stata recuperata l’auto dello scomparso, lasciata vicino alla farmacia Bernardelli, con all’interno il portafogli e il cellulare. A far scattare le ricerche è stata la denuncia fatta ai carabinieri dalla compagna dell’uomo, Monica Arossa: la coppia, che ha un’abitazione a Gratacasolo (Pisogne), ha un bambino di pochi anni. Partono le ricerche e nel pollaio del padre di Garatti, a Costa Volpino i carabinieri hanno trovano 1 milione e 200mila euro conservati in una scatola di scarpe.

A chi appartegono quei soldi? Mistero. Sono dell’impiegato, oppure lui li custodiva per altri? Hanno a che fare con il suo passato legato al traffico di droga, oppure con un giro di usura? Non si può escludere che il 44enne fosse finito in un brutto giro di affari sporchi. Gli investigatori non si sbilanciano, ma più passano i giorni più cresce l’ipotesi che l’impiegato possa essere stato ucciso. Magari da persone venute da fuori, che dopo l’esecuzione sono scappati senza lasciar traccia.