Omicidio di Colognola, l'analisi sul capello trovato in mano a Daniela Roveri

Potrebbe rappresentare la chiave del delitto

La polizia in via Keplero, dove abitava Daniela Roveri (nel riquadro)

La polizia in via Keplero, dove abitava Daniela Roveri (nel riquadro)

Bergamo, 10 gennaio 2017 - Quel capello trovato in una mano di Daniela Roveri, la manager uccisa a Colognola la sera del 20 dicembre, potrebbe rappresentare la chiave del delitto. Questa mattina, infatti, quel capello, corto, molto probabilmente appartenente a un uomo, verrà analizzato al Gabinetto scientifico della polizia, a Milano. Accertamenti per riuscire a estrapolare un possibile Dna che potrebbe fornire elementi interessanti agli inquirenti che si occupano del caso, i pm Davide Palmieri e il collega Fabrizio Gaverini. Dunque quel reperto biologico potrebbe appartenere all’assassino, anche se il condizionale è d’obbligo, dal momento che sono in corso le analisi. Gli esiti potrebbero orientare le indagini condotte dagli uomini della Squadra mobile della questura di Bergamo, diretta dal dirigente Giorgio Grasso. 

Gli inquirenti, naturalmente, sono molto abbottonati, tant’è che non fanno filtrare oltre. Ma allo stesso tempo lasciano intuire che da quel capello, dotato ancora di bulbo, si può estrarre Dna che per gli investigatori diventerebbe il punto cruciale su cui puntare l’indagine. Con il profilo genetico i poliziotti potrebbero restringere la rosa delle persone su cui indagare. Ma non si può nemmeno escludere che quel capello non possa portare a nulla, anche perché la scena del crimine era stata inquinata per via della persenza degli agenti delle Volanti, accorsi subito sul posto, e del personale sanitario del 118.Nel frattempo si continua a cercare l’Iphone della vittima, scomparso con una borsetta. Gli inquirenti sono convinti che si trovi ancora non molto distante da via Keplero, dove abitava la vittima. Settimana prossima, dovrebbero incontrarsi i medici legali degli omicidi di Seriate e Colognola, chiamati dalla procura a relazionarsi per capire se esistano analogie fra le due coltellate.  E a proposito dell’assassinio della professoressa Gianna Del Gaudio, sgozzata a Seriate nella notte del 26 agosto, ieri il marito Antonio Tizzani, unico indagato a piede libero per la morte della moglie, durante una intervista a “La vita in diretta” ha detto: «Io non vorrei che qui ci scappasse il terzo morto. Io sono cinque mesi che lo dico, poi qualcuno lo avrà sulla coscienza. Che i carabinieri facciano presto. Resto convinto che a uccidere mia moglie sia stato un serial killer». A fine mese, intanto, dovrebbero arrivare dai Ris di Parma gli ultimi esiti.