Baby gigolò, Tonoli nega tutto. Don Rota collabora: "Grande angoscia"

Tra le 9 e le 9.30 a palazzo di Giustizia sono arrivati gli 11 arrestati con l'accusa di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con minori di PAOLO CITTADINI

Don Diego Rota (De Pascale)

Don Diego Rota (De Pascale)

Brescia, 16 febbraio 2016 - Si sono presentati tutti in tribunale a Brescia. Tutti hanno voluto rispondere alle domande. Sono sfilati ieri mattina davanti al gip Alessandra Sabatucci gli 11 arrestati all’alba di mercoledì scorso – l’indagine è stata condotta dai carabinieri di Brescia e dagli ufficiali di polizia giudiziaria – e ora ai domiciliari con l’accusa di avere avuto rapporti sessuali a pagamento con minori delle province di Brescia e Bergamo. Tra le 9 e le 9.30 a palazzo di Giustizia sono arrivati accompagnati dai loro legali don Diego Rota, il parroco di Solza, Cristian Zilli, l’allenatore delle giovanili di calcio dell’Acos Treviglio, Egidio Bosio, agente della polizia locale nella Bergamasca, Claudio Tonoli di Collebeato nel Bresciano, Francesco Bellone di Muggiò, Sergio Madureri di Parma, Renato Ernesto Messina di Vigevano, Pier Luigi Rossi ed Ettore Tucci, entrambi di Bergamo, Massimo Zoli di Milano, e Gerardo Morana di Cinisello Balsamo.

Il primo a ucire  è stato Claudio Tonoli, l’unico bresciano coinvolto nell’inchiesta. L’uomo, sieropositivo e già finito ai domiciliari nelle scorse settimane per un’altra vicenda di prostituzione minorile – e con l’accusa di avere avuto rapporti sessuali a pagamento e non protetti con giovani poco più che maggiorenni ignari della sua malattia –, ha lasciato il tribunale a passo spedito. L’interrogatorio non è durato molto. «Ha negato ogni tipo di coinvolgimento, così come di conoscere il ragazzo che lo accusa di avere avuto rapporti con lui – ha spiegato il suo legale Ezio Bosio –. Ha ammesso di avere avuto due contatti via WhatsApp con uno dei ragazzi che lo hanno chiamato in causa, ma tutto si è chiuso lì». Tonoli avrebbe negato poi di essere stato a Seriate e di essersi presentato ai ragazzini coinvolti come “Paolo’’. Le prove in mano gli inquirenti sarebbero però molto evidenti e questo sarebbe il motivo che ha portato le persone coinvolte a raccontare la loro verità.

Ha risposto  alle domande del gip anche don Diego Rota, che per l’accusa adescava i ragazzini nei pressi di un cimitero e aveva rapporti con loro vicino a una chiesa di Seriate. «Ha collaborato – si è limitato a commentare il suo legale Roberto Bruni, al termine dell’interrogatorio –. Per tutta questa vicenda don Diego prova una grande angoscia». Il sacerdote ha ottenuto il permesso di scontare gli arresti domiciliari in una comunità religiosa.

L'ultimo a uscire dopo l’interrogatorio è stato Cristian Zilli, allenatore dell’Acos Treviglio. «Ha fatto delle dichiarazioni e non ha voluto avvalersi della facoltà di non rispondere – ha spiegato il suo legale –. Preferiamo però non rilasciare alcuna dichiarazione». Nel frattempo proseguono le indagini legate al primo arresto di Tonoli, effettuato a metà gennaio dalla Locale di Montichiari. Tra venerdì e sabato sono state perquisite le abitazioni di diversi insospettabili che per gli inquirenti avrebbero avuto contatti particolari con alcuni minori. Nuovi sviluppi attesi per i prossimi giorni.