Bergamo, il chirurgo accusato di maltrattamenti: "Paura per la mia incolumità"

In aula la testimonianza del medico che ha denunciato il primario Cassisi, mago del bisturi per le ricostruzioni maxillofacciali

Antonino Cassisi è conosciuto a livello internazionale

Antonino Cassisi è conosciuto a livello internazionale

Bergamo, 23 novembre 2017 - Dalla gloria per i suoi interventi di chirurgia maxillo facciale per correggere gravi malformazioni - come quello effettuato due anni fa su una bambina con due facce - e per i suoi studi e interventi negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi arabi ed Est Asiatico, alla gogna di un processo in tribunale, con le accuse di maltrattamenti nei confronti di un collega, falso, abuso d’ufficio e peculato, maturati in uno sfondo di guerra in corsia. È la parabola di Antonino Cassisi, siciliano di 57 anni, responsabile della Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, allievo di Ralph Millard, maestro dei maestri della chirurgia plastica dell’Università di Miami.

Ieri, davanti al collegio presieduto dal giudice Giovanni Petillo, è stato ascoltato il suo principale accusatore, Paolo Amaddeo, 60 anni, un tempo medico del reparto di Cassisi, che l’avrebbe pressato, emarginato e poi costretto ad andarsene: ora lavora al Centro per la Medicina sportiva di Bergamo. È il filone del processo che riguarda i maltrattamenti. Per un’ora Amaddeo, che al processo è parte civile con l’avvocato Federico Pedersoli, ha risposto alle domande del pm Giancarlo Mancusi e ha ripercorso il suo “calvario”, arrivando a dire: «A un certo punto ho temuto per la mia incolumità fisica».

Amaddeo ha ricordato l’episodio del settembre 2011, quando in sala operatoria era tutto pronto per effettuare un intervento su una ragazza, ma Cassisi continuava a rimandarlo «perché non era ancora arrivato il suo collega, il professor D’Agostino, docente dell’Università di Verona, che non aveva nessun titolo per assistere all’operazione. Alla fine ho redatto il verbale dell’intervento, scrivendo della sua presenza. Dopo sette giorni venni chiamato da Cassisi che, a muso duro, mi chiese come mi fossi permesso di scrivere della presenza di D’Agostino e mi chiese di cancellare il nominativo. Risposi che non potevo farlo e lui se la prese malamente con me e poi venni a sapere che la correzione venne fatta da un collega. Successivamente vidi D’Agostino altre sette, otto volte all’ospedale di Bergamo».

La testimonianza proseguirà il 20 dicembre. In sede di udienza preliminare, Cassisi è stato prosciolto dall’accusa di aver alterato le priorità nella lista dei pazienti, di aver effettuato accessi abusivi al sistema informatico, di aver commesso abuso d’ufficio nel concorso che avrebbe portato alla rinuncia forzata di un medico a vantaggio di un collega e di aver anticipato in modo artificioso gli interventi di alcuni pazienti. È invece accusato di peculato per 53 visite effettuate in ospedale, senza però far passare i pazienti dal cup; di falso, per i verbali in cui non camparivano medici esterni invece presenti, e di abuso d’ufficio per aver condizionato alcuni concorsi e assunzioni. Cassisi, difeso dall’avvocato Dario Romano, dello studio di Giulia Bongiorno, ha sempre respinto le accuse ed è convinto di dimostrare in aula la sua innocenza.