Da Rozzano a Harvard, la ricerca della felicità di Alba

Prima laureata in medicina all’Humanitas University, ora Coraini è l’unica italiana tra i 19 giovani scienziati scelti su 45mila candidati

La dottoressa Alba Coraini

La dottoressa Alba Coraini

Rozzano (Milano), 25 maggio 2019 - Ai ragazzi che vogliono diventare medici e ricercatori, Alba Coraini ha solo una cosa da dire: "Credeteci". Come ci ha creduto lei, che con forza, costanza e tanta determinazione è riuscita a conquistare uno dei 19 posti a disposizione per entrare all’Università di Harvard, Boston, dove si specializzerà in Neurologia (un percorso di quattro anni) e continuerà a studiare per diventare ricercatrice. Alba, 29 anni, ha già un curriculum internazionale: nel 2016 è stata la prima laureata (con 110 e lode) in Medicina in Humanitas University, seguendo il percorso in lingua inglese.

Lo scorso anno ha deciso di mettercela tutta per realizzare il proprio sogno: entrare nella prestigiosa università statunitense e affrontare il durissimo percorso di esami e colloqui. "Ho iniziato il cammino grazie al mio mentore, il professor Vincenzo Silani dell’Istituto Auxologico di Milano che mi ha fatto scoprire l’incredibile mondo della Neurologia e della Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, tema che intendo approfondire negli Stati Uniti – racconta la giovane dottoressa di Rozzano –. Negli anni ho incontrato diversi pazienti che ne soffrono, credo sia la patologia più devastante: il corpo subisce un declino progressivo ma le capacità cognitive rimangono intatte. Ho potuto vedere nei pazienti la sofferenza e voglio studiare per sviluppare la ricerca".

Alba ha grandi ambizioni, ma parte già con una bella dose di autostima: a entrare ad Harvard sono stati 19 studenti su 45mila che ci hanno provato "e io sono tra questi, unica italiana. Non è stato facile, soprattutto per la burocrazia, la mole infinita di documenti, poi i due mesi passati a fare colloqui" ricorda Alba. Ma poi, la vittoria. La giovane è stata anche premiata nei giorni scorsi dall’Asi, Associazioni Sportive e Sociali Italiane, per l’impegno sulla ricerca sulla Sla che potrebbe avere importanti ripercussioni positive anche per gli sportivi. Alba, che sognava fin da bambina di indossare il camice, è un cervello in fuga, ma non per sempre: il suo sogno è di apprendere il più possibile negli Stati Uniti, dove la ricerca viene finanziata e sostenuta da enti privati e dove "posso confrontarmi con casi particolari", con l’idea di tornare un giorno in Italia, con in tasca tanta esperienza e magari nuove prospettive per i malati."«Il sostegno di amici e famiglia è fondamentale – conclude – ma la determinazione deve venire da dentro".