Coronavirus, neolaureata e subito in prima linea

Martina Fasiello ha discusso la tesi in anticipo su Skype ed è diventata operativa come infermiera al Predabissi

Martina al lavoro al Predabissi

Martina al lavoro al Predabissi

Vizzolo Predabissi (Milano), 20 marzo 2020 - "Assistere gli altri è il mio lavoro, quello per cui ho studiato. Non mi sento speciale per questo. Ai miei coetanei dico: restate in casa e rispettate le regole, finché non saremo usciti dall’emergenza". Martina Fasiello ha 24 anni e una maturità rara in una ragazza della sua età. Originaria di San Donato di Lecce, è tra gli 87 studenti di scienze infermieristiche che l’Università Statale di Milano ha fatto laureare in anticipo, sull’onda dell’emergenza covid, per poter rispondere alla richiesta di personale negli ospedali lombardi. Ora Martina lavora all’ospedale di Vizzolo Predabissi, secondo hinterland milanese, con un primo incarico in neurologia. Quando ha capito che la sua vita di studentessa avrebbe subìto una brusca accelerata?  "E’ successo tutto in fretta. La discussione della tesi era fissata per il 22 aprile. Sognavo una proclamazione dal vivo, avrei voluto festeggiare con la mia famiglia. Poi la situazione è precipitata, la laurea è stata anticipata al 10 marzo, ho chiamato mia mamma e le ho detto: ’C’è un contrordine, mi spiace’. Ho discusso la tesi via skype". Come ha reagito?  "Confesso che all’inizio ero un po’ delusa, non era quello che avevo immaginato. Poi ho visto che la situazione era sempre più difficile e ho capito che era giusto così: anch’io dovevo dare il mio contributo ed essere operativa il prima possibile". Che clima si respira in ospedale?  "C’è un po’ di tristezza, è normale. Coi pazienti bisogna trovare le parole giuste. Da colleghi e superiori sono stata accolta a braccia aperte, mi sento come in famiglia. Tra l’altro, lavoro in uno degli ospedali dove avevo già fatto tirocinio". Ha paura?  "Sono serena. Quando ho scelto questo percorso sapevo che avrei lavorato in un contesto non facile. E’ il mio mestiere e mi metto in gioco, il rischio è la normalità. I miei genitori, sì, loro sono un po’ spaventati". Qual è la sua giornata-tipo?  "Finito il turno in ospedale vado dritta a casa. Sono le disposizioni e le rispetto. Mi piacerebbe fare una passeggiata, andare in un parco a godermi il sole, vedere il mio fidanzato, infermiere a sua volta. Ma deve prevalere il senso di responsabilità".