Buccinasco: "Con il boss non scendiamo a patti"

Il sindaco Rino Pruiti alla notizia che Papalia andrà in una casa lavoro

Rocco Papalia

Rocco Papalia

Buccinasco (Milano), 11 luglio 2018 - La libertà (anche se vigilata) se l’è goduta per poco più di un anno. Era uscito dal carcere di Secondigliano e il fastidio che provava per il clamore suscitato dal suo ritorno a Buccinasco lo aveva già urlato alla comunione della nipote, quando aveva detto ai giornalisti «cani». Se l’è presa con i cronisti anche quando la giunta si è riunita nella parte confiscata della sua villetta di via Nearco al 6. Lui, che abita nell’altra metà, era ancora una volta infastidito dal clamore. Un comportamento che, unito alle violazioni contestate, ha convinto il giudice del Tribunale di Sorveglianza Ilaria Maupoil ad accogliere le istanze di inasprimento della libertà vigilata richieste dal pm Adriana Blasco.

Nessuno si aspettava la decisione di mandare Papalia, 67 anni, in una casa lavoro (una struttura di sicurezza detentiva simile al carcere). Anche perché a ottobre la prima richiesta era stata respinta per le condizioni di salute precarie. Niente da fare, questa volta. Quando Papalia uscirà dalla casa lavoro avrà quasi 70 anni. Destinazione ancora top secret, le più vicine sono a Biella e Castelfranco Emilia. Provvedimento immediatamente esecutivo.

«Faremo ricorso», annuncia l’avvocato Annarita Franchi, mentre Papalia, la moglie Adriana Feletti e la figlia Serafina Papalia si chiudono in un silenzio di rabbia. Secondo colpo in pochi giorni: il bar della famiglia a Milano è stato chiuso con un’interdittiva antimafia. A pesare sulla decisione del giudice che ritiene Papalia un «delinquente abituale», i rapporti continuativi con pregiudicati del territorio: legami con le cosche che Papalia non ha mai tranciato, documentati dai carabinieri di Milano e dalle relazioni dei militari di Buccinasco. Relazioni che hanno pesato sulla scelta della casa lavoro per il boss che mai si è pentito dei reati commessi, anzi, si è proclamato innocente per l’omicidio di Giuseppe De Rosa del 1976.

Il boss ha continuato a frequentare pregiudicati, dando un segnale chiaro: i rapporti con i nomi legati alla ’ndrangheta non si sono mai interrotti, anzi. Sorpreso nei bar di Buccinasco con pregiudicati, persino seduti allo stesso tavolo da pranzo in casa sua. «Una sfida alle istituzioni», ha commentato il giudice. La stessa frase che ha continuato a ripetere il sindaco di centrosinistra Rino Pruiti per spiegare la sua battaglia contro la famiglia Papalia, per la storia del cortile della villetta che la proprietaria, la moglie di Papalia, rivendica come suo. «Prendiamo atto della decisione del giudice – commenta il sindaco – fare la nostra parte significa continuare a batterci affinché la villa resti divisa così com’è, a tutela dei minori che ospitiamo. Non scendiamo a patti con la famiglia».