Buccinasco, i corrieri di Amazon esasperati: "Condizioni inumane"

Lo sciopero dei driver del colosso americano

Il presidio di protesta davanti allo stabilimento

Il presidio di protesta davanti allo stabilimento

Buccinasco (Milano), 14 settembre 2018 - “Siamo come macchine, lavoriamo in base a un algoritmo che sceglie orari, tempi di consegna, persino quanti minuti possiamo fermarci in un punto”. I corrieri di Amazon, i cosiddetti driver, questa mattina hanno incrociato le braccia davanti alla sede di Buccinasco, dove lavorano circa 300 autisti, gli addetti alle consegne. Hanno bloccato i furgoncini in entrata e in uscita dalla sede, per protestare contro “condizioni inumane”. Le condizioni di cui parlano i lavoratori sono dettate dalla necessità di “consegnare oltre 200 pacchi al giorno, facendo circa 150 stop, quindi 150 volte dobbiamo salire e scendere dal furgone. E se qualcuno tarda a ritirare il pacco, per noi sono secondi preziosi che incidono sul totale delle consegne”.

Sì, perché il tempo è prezioso: è come se i driver lavorassero con una clessidra sul cruscotto “che ci ricorda che dobbiamo consegnare in tempo, che abbiamo 8 ore di tempo per completare la lista, e se non riusciamo veniamo rimproverati, perché l'ordine è di rientrare in sede con il furgone vuoto”. Significa che tardare a scendere per ritirare il pacco “ci fa correre poi con il furgone, per recuperare tempo, mettendo in pericolo noi stessi e gli altri”.

Qui di straordinari non se ne parla: “Se non riesci a completare la lista delle consegne e ti fermi per più tempo, loro non ti pagano in più”, lamentano in coro i lavoratori, sostenuti dai sindacalisti della Filt-Cgil che denunciano “una situazione esasperante, mentalmente è massacrante. Guidare per 8 ore, con l'ansia di arrivare in tempo, di non perdere minuti preziosi, neanche per andare in bagno o mangiare. La situazione è assurda: un colosso come Amazon non riesce a sedersi al tavolo e discutere con noi su condizioni di lavoro inumane”. Si inizia alle 7.10, si finisce dopo le 4 del pomeriggio e in mezzo ci sono oltre cento consegne da fare, “girando per stradine, nel traffico, in posti che non sono raggiungibili con i furgoni, quindi dobbiamo andare a piedi. Tutto tempo perso che si accumula”. Il tempo, scandito in secondi, per i driver è la bestia nera. Ne parlano con ansia, timore.

“Noi amiamo il nostro lavoro, vogliamo continuare a lavorare qui, ma vanno riviste le condizioni”, ammettono in coro i corrieri di Buccinasco che ogni giorno effettuano oltre 40mila consegne che diventano anche 100mila in periodi rossi come le settimane prima di Natale. “Abbiamo meno di 4 minuti a civico – raccontano Donato Pigniatiello, Dario Coppola e Davide Di Vito, delle Rsu –, poi dobbiamo rimetterci al volante e correre. A volte ai clienti sembra che siamo scortesi, in realtà siamo solo stressati, perché abbiamo quel maledetto timer da rispettare. Uno stress che si ripercuote su come lavoriamo, su quanto ci ammaliamo: da noi il 12% fa malattia, mentre la media nazionale è del 5%, bisogna chiedersi perché”.