Kirsten Stewart racconta la sua Lady D in Spencer

L'attrice è la protagonista del film di Pablo Larraín presentato in Concorso a Venezia 78

Kirsten Stewart a Venezia 78

Kirsten Stewart a Venezia 78

di MANUELA SANTACATTERINA - Capelli biondissimi raccolti, una giacca nera Chanel con bottoni dorati e degli shorts abbinati. Kirsten Stewart è tornata al Lido a due anni di distanza da Seberg in cui interpretava il volto simbolo della Nouvelle Vague. Anche questa volta veste i panni di un’icona, Lady D, nel film scritto e diretto a Pablo Larraín presentato in Concorso a Venezia 78, Spencer. Una storia circoscritta temporalmente a soli tre giorni, quelli del dicembre del 1991 in cui, durante le vacanze natalizie con la famiglia reale a Sandringham House a Norfold, Lady D decide di porre fine al suo matrimonio con il principe Carlo. Una storia, per stessa ammissione dell’attrice, che «non ci offre informazioni nuove ma immagina i suoi sentimenti».LADY D «Credo che Diana sia nata con quell’energia penetrante ma che fosse anche isolata. Faceva sentire come se tutti fossero sostenuti da quella sua luce. Ma il suo unico desiderio è che le venisse restituita. Dall’esterno credo che i britannici possano sembrare rigidi, ma con le anche se si guarda un breve video si ha un’impressione molto diversa. Ci si potrebbe aspettare di tutto da lei. Nelle Storia sono poche le persone come lei. Ma credo avesse anche un grande vuoto dentro».

IL DONO «Sembrava quasi raggiungibile. Anche quando era bellissima in abiti eleganti si aveva la percezione che si sarebbe potuta togliere le scarpe da un momento all’altro per avvicinarsi e chiederti: “Come stai?”. Era molto onesta, qualcosa di difficile da essere quando sei costretto ad adottare uno stile, un’etichetta. Ma lei aveva un dolo. Credo sia questa la cosa che amo di più di lei. Il film non ci offre informazioni nuove ma immagina i suoi sentimenti. Diana voleva che le persone si unissero e credo che l’obiettivo di questo film sia gettare ponti».

L’ICONA «Ho conosciuto anch’io una certa fama e l’attenzione dai media. Ma a differenza sua non sono mai stata così iconica né rappresentativa di un Paese. Certe volte non si ha il controllo sulle situazioni e io stessa ho sperimentato quanto possa essere tremendo essere fraintesi o voler tornare indietro per fare le cose diversamente. Tutti pensiamo di conoscerla, invece lei era la persona meno conoscibile, l’essere umano più isolato. Nei tre giorni in cui è ambientato il film lo mostriamo. La parte più triste e beffarda di questa storia è che nessuno la consocerà mai veramente».

LA MUSICA «Quei tre giorni in cui ha deciso di lasciare la Famiglia Reale immagino non siano stati divertenti ma ho cercato di trasmettere una certa libertà. Ogni giorno è stato fantastico sul set. Il nostro unico piano era quello di scegliere una stanza e la canzone da mettere che desse energia a quella scena e spostare tutto in un unico momento che diventasse reale, fisico. Pablo sceglieva una canzone e io iniziavo a tremare, prendevo un respiro e dicevo: “Devo abitare questo luogo”».VENEZIA 78: la sezione dedicata

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