Il potere degli smartphone sui costumi e sui consumi

Bussole, in tempi di disorientamento e di crisi

Milano, 28 ottobre 2018 - Bussole, in tempi di disorientamento e di crisi. Per cercare di capire comportamenti e linguaggi e attenuare il disagio dell’incomprensione. Bussole per orientarci innanzitutto nel sistema del media che, tradizionali o digitali, incidono sul senso della vita quotidiana e sull’immagine del futuro. È quanto mai utile leggere “Il tramonto della realtà” di Vanni Codeluppi, Carocci. Codeluppi è un autorevole studioso di costumi e consumi e qui racconta “come i media stanno trasformando le nostre vite”. Il rapporto con la realtà è mediato dagli smartphone, i messaggi frutto d’un nevrotico attivismo, rilevano opinioni consensuali, universi in cui siamo a nostro agio. I conflitti, i problemi della vita vera sembrano ridotti a gioco o fiction: niente cronache della realtà, ma ingannevole storytelling. I contrasti, quando emergono, vengono troppo spesso declinati in violenti scontri verbali. Tutti virtuali, naturalmente. C’è il rischio di un “oblio digitale”. E d’una dimensione ingannevole delle relazioni. Un disagio profondo. Da capire e ribaltare in consapevolezza. Le bussole hanno bisogno d’orientarsi anche sui segni caratteristici d’una controversa contemporaneità. Ne scrive Federico Vercellone, professore di Estetica all’università di Torino, in “Simboli della fine”, Il Mulino.

Il punto di partenza sono “I Sette Palazzi Celesti” di Anselm Kiefer, uno dei maggiori artisti contemporanei, collocati all’interno del Pirelli HangarBicocca, un’ex fabbrica diventata luogo esemplare d’arte: torri di rovine ma anche di speranza, totem per la memoria (dall’Olocausto in poi) e suggestioni per alzare lo sguardo al cielo. Stiamo dentro una storia drammatica. Aspiriamo, pur laicamente, all’infinito. Indagando altre straordinarie immagini d’arte (profonde, le pagine dedicate a Mantegna), Vercellone parla d’identità, caos e cosmo, tempo, etica dell’immagine. E suggerisce percorsi per ritrovare stimoli di senso e diventare un po’ migliori, nonostante i rischi di degrado civile. La crisi riguarda anche la sfera sociale connessa con la politica. Su cui scrive pagine stimolanti Jan Zielonka, professore di Politiche europee all’università di Oxford, in “Contro-rivoluzione” ovvero “la disfatta dell’Europa liberale”: “L’élite liberale post 1989 partiva dall’idea che il governo d’un paese fosse una sorta di amministrazione illuminata a vantaggio d’una popolazione ignorante. Non è riuscita ad affrancarsi da politiche e personaggi che si sono rivelati inefficienti, a volte persino corrotti. Di conseguenza la democrazia ha smesso di adempiere le sue funzioni legittimanti e rappresentative. E assistiamo all’affermarsi di una potente contro-rivoluzione che mira a smantellare la democrazia liberale e a sostituirla con una nuova forma istituzionale indecifrabile e forse spaventosa”. Le cosiddette élites assistono quasi sempre inerti, intimorite e spesso travolte dalle derive egualitarie.