Quando la musica abita le pagine

La musica squassa e poi rallegra l’anima

Milano, 9 giugno 2019 - La musica squassa e poi rallegra l’anima. E abita in alcune delle pagine più intense dell’ultimo romanzo di Andrea Molesini, “Dove un’ombra sconsolata mi cerca”, Sellerio: «La festa non era una festa, ma un pianoforte, una fisarmonica e qualche fiasco di vino nero... Francesca entrò con un passo da bersagliere. Era un pugno di ferro, una lama affilata, il dolce ritorno della luce dopo ore di buio. Andò dritta al pianoforte. Sedette e sollevò la ribaltina... Un ciccione con i riccioli biondi attaccò un motivetto con la fisarmonica. Il piano rispose, allegro ma non troppo. La musica mi portò subito dove la mia anima già stava, nel caos struggente di emozioni contrapposte».

“Preludio”, si chiama l’inizio di questo romanzo bellissimo, il suo più denso e maturo, per trama e qualità di scrittura. E la musicalità ne sottende tutte le pagine. Storie di partigiani e contrabbandieri, nella Venezia del ‘43-‘45. Educazione sentimentale e amicale di due adolescenti che scoprono il sapore amaro e dolente dell’adultità, leggendo insieme “Guerra e pace”. Ambiguità e tradimenti (la vera chiave del libro). Una madre che giudica inseguendo gli odori, un padre marinaio affascinato dai numeri e dai mappamondi.

«Quelche conta è segreto», si dice. E la musica apre una porta al «travolgente mistero della felicità». Musica fin dall’inizio di “Il grande amore di mia madre” di Urs Widmer, Keller Editore: «È morto oggi. Era una vecchia quercia, sano fino al midollo anche in punto di morte. È crollato per terra mentre sfogliava, chino sul leggio, una pagina della Sinfonia in Sol minore di Mozart». Un geniale musicista svizzero, che diventa ricco e famoso direttore d’orchestra. Una ragazza di buona famiglia decaduta, che «piantava cipolle mentre Hitler invadeva la Russia». Una piccola galleria di straordinari esempi di umanità. Le note di Ravel tra i rumori della guerra che travolge l’Europa e poi salva la libertà. Una passione mai consumata. Un intreccio tra finzioni, dissimulazioni e verità. Il risultato è «un piccolo capolavoro», per dirla con il giudizio di Die Zeit. «La musica più profonda è quella che si nasconde tra le note», sosteneva Mozart.

E proprio a quella citazione si ispira RiccardoMuti per il titolo della sua autobiografia da direttore d’orchestra, “L’infinito tra le note”, Solferino, ovvero “il mio viaggio nella musica”: la formazione al Conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli e al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, i maestri di pianoforte, violino e composizione, i grandi direttori ammirati e studiati (Kleiber, von Karajan, Gavazzeni), l’impegno costante per capire, interpretare, raccontare. C’è, nella pagine di Muti, la straordinaria passione per la tradizione operistica e sinfonica italiana. E l’idea, di grande spessore morale, d’una forte responsabilità per «tenere insieme l’orchestra». Dalla musica, una metafora per la vita.