L’Arco della Pace ormai è casa mia Qua tutti mi dicono: “Ciao, Chiara“

Nome d’arte Nina Zilli, una lunga gavetta prima del successo e l’amore della “provinciale“ per Milano

Una farfalla non lo sa… Ma lei sì. Lei è Nina Zilli che tra i colori dell’ultimo singolo “Munsta” affida la sua voglia di cambiamento ad un colpo d’ali, ad un battito di ciglia, perché meglio svolazzare di fiore in fiore per un giorno che rimanersene cento rintanati nel bozzolo come ricorda pure il video girato a Città Studi nella sede di Toilet Paper, il magazine dall’artista Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari. Anche se lei, Maria Chiara Fraschetta, vive con il fidanzato Danti (all’anagrafe Daniele Lazzarin) e i loro due cagnolini Mojita e Lucio Dalla dall’altra parte della città.

Chiara, pardon Nina, com’è il mondo visto da Arco della Pace?

"Soprattutto dopo due anni d’interruzione sociale, mi piace quando diventa un luogo di condivisione, di confronto, per il Gay Pride come per tutte le altre manifestazioni che in un modo o nell’altro convergono sempre qui. Mi piace pure il clima e la vita del quartiere, dove tutti si conoscono e si chiamano per nome. Dove nessuno mi dice ‘Ciao Nina’, ma tutti ‘Ciao Chiara’. Una semplicità che mi riporta alla vita della provincia piacentina da cui provengo".

Milano come Gossolengo?

"Il principio per cui tutto il mondo è paese ha una sua ragion d’essere. Me ne sono accorta in una metropoli come Chicago, dove le dinamiche di quartiere e lo stile di vita erano grossomodo le stesse di qua. In Sempione, poi, c’è il polmone verde della città, il nostro Central Park e io, bucolica come sono, non potevo che scegliere di viverci".

Quando arrivò per studiare all’università, dove viveva?

"In Ripa di Porta Ticinese. Ho vissuto, infatti, i Navigli dell’inizio anni Duemila, quando trasudavano ancora di culture giovanili e punk anni Novanta. Poi mi sono spostata oltre Affori, zona molto particolare e a suo modo fascinosa, perché non è esattamente la periferia milanese che uno s’immagina".

Cos’era venuta a studiare?

"Relazioni pubbliche allo Iulm con specializzazione in consumi e pubblicità. Quando mi sono laureata con una tesi sulle subculture giovanili, stavo finendo di scrivere il mio primo disco e avevo già 12-14 anni di gavetta sulle spalle. La mia prima esibizione? All’inaugurazione di un negozio ecosolidale di Piacenza; esibizione per sola voce, chitarra e armonica, senza amplificazione né tantomeno palco".

A gennaio ha pubblicato il suo primo romanzo, “L’ultimo dei sette”, dove Milano è molto presente.

"Milano è un po’ il fulcro della storia, la città che scioglie tutti i nodi. Trattandosi del primo romanzo, mi sono raccomandata: parliamo di qualcosa che conosciamo bene, di sentimenti e di posti del cuore come le Eolie, la Grecia e Milano, appunto".

La storia è raccontata dai diversi protagonisti in soggettiva. Perché?

"Ho iniziato a scrivere il libro qualche tempo fa, ma poi mi ci è voluto il Covid per finirlo. Via via mi sono montata in testa un film con tutte le inquadrature e i movimenti di macchina. Quindi, trattandosi di fatto di una sceneggiatura, m’è venuto naturale far esprimere i personaggi più attraverso i pensieri che con le parole. Una volta deciso lo stile, ho voluto essere più verista che si può con tutte le confusioni mentali e i pensieri in disordine del caso".

Si ritrova in un personaggio in particolare?

"No, ciascuno si porta dentro un po’ di me. Diciamo che non ho voluto mettermi da nessuna parte in modo didascalico, però sono un po’ dappertutto. C’è molto anche delle mie passioni musicali, a cominciare dai Madness di ‘One step beyond’ o Billie Holiday".

Daniele-Danti c’è?

"Il libro è nato prima che ci fidanzassimo, ma nella stesura del film che mi portavo in testa sicuramente il mio inconscio e subconscio hanno svelato qualcosa pure di noi. Le sensazioni bellissime d’innamoramento di Anna e Raffaello, ad esempio, ho avuto la fortuna di viverle per davvero".

La presenza di Danti è conclamata, invece, nel singolo “Musta”.

"L’estate scorsa avevo condiviso ‘Senorita’ con Clementino, ma quello era un pezzo suo e io mi limitavo al “feat“. Questa, invece, è la prima vera canzone del mio quinto album, composto, arrangiato e prodotto da me e da ‘Dani’ tra la casa e lo studio, che per noi sono più o meno la stessa cosa, durante il lockdown. C’è da dire che io e il mio fidanzato siamo completamente diversi come artisti, ma anche maledettamente uguali nel ‘cucinarci’ le cose da soli. E poi ci compensiamo, perché io suono gli strumenti e lui ‘suona’ il computer..."

Quindi appuntamento con l’album in autunno?

"Secondo me, più in inverno. Diciamo a gennaio…".

Sarà mica febbraio? E che tenta la carta di Sanremo?

"Oddio… se invece che a gennaio il disco esce a febbraio, va bene lo stesso. È pure il mese del mio compleanno". A.S.