Paderno Dugnano, giù le mani dal Pronto Soccorso

L’ospedale San Carlo: "Ma quale chiusura, siamo sopra gli standard"

Sette medici e una ventina di infermieri  lavorano nel reparto delle emergenze del San Carlo di Paderno

Sette medici e una ventina di infermieri lavorano nel reparto delle emergenze del San Carlo di Paderno

Paderno Dugnano (Milano), 19 marzo 2019 - Si è ritrovato al centro delle  polemiche e qualcuno ha temuto addirittura che potesse chiudere. Ma il pronto soccorso della clinica San Carlo di Paderno Dugnano ha subito respinto ogni accusa al mittente. Con l’inchiesta sollevata dall’Associazione medici e dirigenti del servizio sanitario nazionale (Anaao) della Lombardia e riportata anche sulla stampa nazionale, il presidio padernese era stato inserito in una sorta di lista nera dei pronto soccorso, perché fuori da determinati requisiti. Secondo il decreto ministeriale 70 del 2015, voluto dall’allora ministro Beatrice Lorenzin, in una metropoli come Milano i pronto soccorso dovrebbero sottostare ad alcuni parametri: un numero di accessi annuo superiore a 20mila unità e un bacino di utenza compreso tra 80mila e 150mila abitanti. Requisiti che, secondo l’indagine, la clinica non rispetterebbe. La direzione dell’ospedale però non ci sta e immediatamente sciorina dati che dicono il contrario. «Gli accessi al triage, nel corso del 2018, hanno toccato quota 23.108. E ogni anno ci collochiamo tra i 23 e i 24mila, con una media di 70 ingressi al giorno – spiega la presidente della clinica San Carlo, Patrizia Bernardelli - Mentre il bacino di utenza ha raggiunto i 290.986, dal momento che copriamo non solo Paderno ma anche i Comuni limitrofi: Limbiate, Senago, Bollate, Cormano, Nova Milanese, Varedo, Cusano Milanino e Cinisello Balsamo. I dati quindi addirittura superano i parametri. Non capiamo perché ci abbiano inserito tra le strutture “fuori legge”: tutto il contrario. Siamo sottoposti a verifiche molto frequenti, da parte di un apparato regionale ben organizzato e strutturato».

Il pronto soccorso del San Carlo rientra inoltre nella categoria dei Dea di primo livello (Dipartimento emergenza accettazione), perché comprende la terapia intensiva, l’unità cardiocoronarica intensiva, l’emodinamica e i reparti di chirurgia e medicina con guardia h24. «La nostra struttura non ha carenze di nessun genere - ribadisce la dottoressa Bernardelli – In più, i nostri medici lavorano esclusivamente per il ps e non in reparto. Abbiamo un’équipe dedicata e seguiamo percorsi di formazione e aggiornamenti specifici». L’équipe è composta da 7 medici (due per ogni turno, tre al mattino), da una ventina di infermieri e da febbraio dell’anno scorso è guidata dal primario Massimiliano Etteri. «Siamo inseriti in attività trasversali di formazione, anche in collaborazione con altri ps del territorio – afferma Etteri -. Seguiamo percorsi di trattamento del dolore in pronto soccorso e abbiamo predisposto un nuovo iter antiviolenza: una rete collegata a psicologi, associazioni e forze dell’ordine, che prevede la presa in carico diretta, senza attese. Lavoriamo molto sulla qualità. Un elemento che, purtroppo, è difficile da pesare con i numeri».