Sesto, ancora braccio di ferro sulla moschea

Si riapre giovedì davanti al Consiglio di Stato la contesa su via Luini

Per il Tar il diritto di culto prevale sulle diatribe burocratiche

Per il Tar il diritto di culto prevale sulle diatribe burocratiche

Sesto San Giovanni (Milano), 23 luglio 2018 - Si riaprirà giovedì il braccio di ferro tra l’amministrazione di centrodestra e il centro culturale islamico per la realizzazione della moschea in via Luini. Giovedì, infatti, è attesa la pronuncia del Consiglio di Stato sulla sospensiva, chiesta dal Comune dopo la vittoria al Tar Lombardia della comunità islamica. Nel merito del ricorso, si entrerà nei prossimi mesi.

Intanto, la Giunta guidata da Roberto Di Stefano spera in un primo stop della sentenza che a marzo aveva annullato tutti gli atti predisposti dallo scorso luglio dagli uffici per l’estinzione del diritto di superficie dell’area del Restellone, dove è in progetto ormai da anni una moschea da 2.450 metri quadri con biblioteca, ristorante, casa dell’Imam e giardini pensili, oltre alle opere pubbliche come il parcheggio e la strada di collegamento al resto dello spazio oggi dismesso e andato all’asta tre volte (senza trovare un acquirente).

Da parte sua l’amministrazione ci crede, anche se già a marzo la linea dura fu bruscamente interrotta dal Tribunale amministrativo. «Il Tar aveva dato una chance alla comunità islamica, rideterminando il termine per l’avvio delle opere al 29 aprile. Nessun cantiere è stato iniziato, nessun lavoro eseguito. A questo punto, per diritto, c’è la decadenza automatica del permesso di costruire – spiega l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda – Senza contare che abbiamo avuto un contraddittorio non soddisfacente». Uno scambio di comunicazioni che secondo gli uffici confermerebbe la decadenza. «Ci è stato risposto che l’avvio del cantiere c’è già stato ed è quello delle bonifiche, che si è chiuso formalmente a ottobre con la certificazione di Città Metropolitana. Ma anche la sentenza del Tar fissa la cantierizzazione entro aprile, vale a dire dopo 6 mesi dal risanamento dei terreni». A marzo il Tribunale amministrativo aveva accolto il ricorso del centro islamico contro la delibera della Giunta del luglio dello scorso anno e del Consiglio comunale di ottobre, che di fatto stoppava il progetto di realizzazione della grande moschea.

Il Tar ha annullato il blocco della costruzione della moschea di Sesto San Giovanni (Milano), invalidando di fatto la delibera votata dal Consiglio comunale che toglieva il diritto di superficie sul terreno per presunti «inadempimenti gravi« (ritardi nel cronoprogramma e oneri non versati all’ente). Mancanze che, però, secondo il Tar non solo non giustificano il provvedimento di decadenza ma «ledono il diritto di culto», che è superiore alle vicende burocratiche sanabili con una «transazione» tra le parti.

Il Comune contestava alla comunità il mancato pagamento di 20mila euro a saldo del diritto di superficie, di 250mila euro come contributo per opere aggiuntive e di 50 mila euro come monetizzazione dei parcheggi, per un totale di 320mila euro. Somme che, nei mesi scorsi, i vertici dell’associazione culturale si sono proposti di versare in diverse tranche.