Cinisello, arresto dell'ex sindaco Trezzi: "Benefici agli imprenditori oltre ogni logica"

Ai domiciliari anche il marito Roberto Imberti e l'immobiliarista Paolo Cipelletti. Dalla Costa, ai tempi consigliere 5 Stelle, si rivolse ai pm: "Il Pgt danneggiava la città"

Giancarlo Dalla Costa, ex consigliere 5 Stelle: l’indagine partì dopo i suoi esposti

Giancarlo Dalla Costa, ex consigliere 5 Stelle: l’indagine partì dopo i suoi esposti

Cinisello Balsamo (Milano), 21 giugno 2020 - È stata corruzione o è solo l’esito di una complicata vicenda nata con l’ambizione di rimettere ordine in città? La domanda è d’obbligo dinanzi a un’indagine che riguarda il capitolo più colossale della politica urbanistica di Cinisello. Lo è ancora di più ora che l’inchiesta della Procura di Monza ha portato a provvedimenti restrittivi nei confronti dell’ex sindaco Pd Siria Trezzi, di suo marito Roberto Imberti, già vicesindaco fino al 2013, e dell’imprenditore Paolo Cipelletti (tutti arrestati e ora ai domiciliari, domani sono previsti gli interrogatori di garanzia), oltre che alla denuncia del coordinatore cittadino Pd Ivano Ruffa e dell’ex consigliere dem Franco Marsiglia.

All’indomani dell’esecuzione dei provvedimenti restrittivi con l’accusa di corruzione, emerge che l’inchiesta non riguarda un classico caso di mazzette, piuttosto entra nel merito delle decisioni assunte dalla giunta dell’ex sindaco Trezzi, avanzando il sospetto che talune scelte siano state compiute con la promessa di favori o incarichi. A sostenere che vi sia qualcosa che va oltre la politica è sempre stato l’ex consigliere dei 5 Stelle Giancarlo Dalla Costa che, insieme alla collega Alessandra Riccardi, tra il 2013 e il 2018 ha cercato di osteggiare gli accordi prodotti dal Pgt, anche rivolgendosi ai magistrati. "Il Pgt ha introdotto decisioni e valori anomali che finiscono per determinare un beneficio per gli imprenditori che va al di là di ogni logica - afferma Dalla Costa –. Il Pgt adottato in quegli anni è pieno di decisioni discutibili, che si traducono in un danno per la città". Al centro dell’inchiesta è il meccanismo di compensazione urbanistica utilizzato per acquisire a patrimonio pubblico le aree del Parco del Grugnotorto. L’indagine è partita nel 2016, sia la Trezzi che suo marito avevano più volte chiesto di essere sentiti dai magistrati.

"Quelle aree sono da anni al centro di progetti mai decollati e oggi meritano solo di diventare parco – spiega Dalla Costa –. Per farlo, sarebbe bastato prendere una perizia che fu ordinata dal Comune e che rivelava che il loro prezzo era di 31 milioni. Si potevano acquisire con un mutuo o con una tassa di scopo. Invece si è preferito mettere in piedi un meccanismo che ha finito per far crescere i valori di quei terreni di almeno 10 volte". Parliamo di aree verdi tra via Leonbattista Alberti e la tangenziale Nord, per complessivi 900mila metri quadrati, quasi completamente di proprietà della società Fondi Rustici Spa, che fin dai primi anni ‘90 rivendicava il diritto a costruire un centro commerciale. Su 700mila metri quadrati è stato calcolato un indice edificatorio congruo, mentre su altri 200mila è stato calcolato un indice che genererebbe benefici enormi ai proprietari delle aree del Grugnotorto. Nel suo esposto Dalla Costa parla di un valore che potrebbe arrivare a 60 milioni. L’obiettivo di questa valutazione è stato quello di generare volumi edificabili che i proprietari avrebbero potuto spendere in altre zone, come l’ex Ovocoltura. In questo modo il Comune avrebbe potuto acquisire le aree del parco, mentre l’imprenditore avrebbe edificato altrove. Compito dei magistrati sarà capire se gli atti assunti dall’amministrazione di centrosinistra siano stati dettati da strategia politica o altro.