Legionella, quattro morti e un indizio

Bresso, un’altra vittima: ha 89 anni. Il sindaco: la spiegazione più probabile legata alle torri di raffreddamento

Il sindaco di Bresso Simone Cairo

Il sindaco di Bresso Simone Cairo

Bresso (Milano), 5 agosto 2018 - Una nube invisibile e velenosa. Potrebbe essere questa la causa dell’epidemia di legionella che si è scatenata a Bresso e che proprio nelle ultime 24 ore ha provocato il quarto morto: un anziano di 89 anni che era ricoverato all’ospedale Bassini di Cinisello dal 24 luglio scorso. Una nube impercettibile di particelle di vapore contaminato dai batteri della legionella potrebbe essersi calata sul territorio di Bresso, trasmettendo il suo carico di bacilli alle acque pubbliche, ma soprattutto finendo per essere respirata dalle persone che, ignare di tutto, passeggiavano, lavoravano o correvano nelle vie della cittadina alle porte di Milano. Può apparire la scena di un film di fantascienza, ma in realtà questa ipotesi sembra essere l’unica capace di spiegare un fenomeno così diffuso, micidiale e apparentemente privo di una causa chiara. La nube (oppure le nubi) potrebbe avere avuto origine da una o più torri di raffreddamento degli impianti di condizionamento industriali. Si tratta di grandi strutture con ventilatori che si trovano sui tetti di fabbriche, uffici e centri commerciali e che hanno il compito di raffreddare i condizionatori d’aria messi a dura prova dal grande caldo di questo periodo.

La gran parte delle torri di raffreddamento utilizza acqua per favorire lo scambio di calore, ciò provoca una costante evaporazione di particelle che si liberano nell’aria alla temperatura giusta per veicolare i batteri della legionella. Una pista investigativa che sarebbe supportata dalle statistiche secondo le quali in tutti i principali casi di epidemia da legionella a grande diffusione si sarebbe riscontrato questo tipo di contaminazione. Un esempio per tutti è Parma, dove nel 2016 si scatenò una vasta e misteriosa serie di contagi. Inoltre, a porre con forza questo dubbio sono stati anche i tecnici dell’Istituto superiore di Sanità che venerdì sono arrivati a Bresso per incontrare il sindaco Simone Cairo e concordare con lui i prossimi passi da compiere per indagare le cause. Insomma, la “pistola fumante” non sarebbe né nell’acquedotto, né nelle fontanelle pubbliche, tantomeno nei tubi che alimentano le docce nelle abitazioni, ma sarebbe nascosta in un agente ancora più pericoloso, perché difficilmente individuabile. "Stiamo lavorando da qualche giorno su questa ipotesi – ha confermato il sindaco Cairo –. I primi campionamenti eseguiti da Ats testimoniano una presenza endemica di legionella in alcuni appartamenti, ma non in quantità tale da giustificare un’epidemia. Dunque le cause devono essere per forza altrove. Ho già lanciato l’appello a tutti i conduttori di impianti industriali a fare manutenzione, ma bisogna battere a tappeto tutto il territorio. Ci stiamo adoperando per farlo".

Gli esperti rassicurano i cittadini: "La fonte non sono i condizionatori casalinghi". Purtroppo in Italia non esiste un registro o un catasto degli impianti di condizionamento e questo rende ancora più difficile un censimento. L’epidemia bressese (la seconda in 4 anni) si è scatenata il 17 di luglio con i primi due casi. Poi un’escalation che in meno di una settimana ha portato il conto delle persone infettate a più di 30. Oggi sono 52 e tra loro 4 anziani sono deceduti.