Terrorista di Berlino ucciso a Sesto: sotto la lente degli inquirenti la rete di contatti

La presenza in città di Anis Amri è un mistero

Cortina di protezione intorno al luogo della sparatoria

Cortina di protezione intorno al luogo della sparatoria

Sesto San Giovanni (Milano), 24 dicembre 2016 - Tre moschee incastonate in due dei quartieri più popolati da cittadini di origine nordafricana e mediorientale. È su un fazzoletto di terra di appena un chilometro quadrato, tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, che nella notte di ieri è stato neutralizzato Anis Amri, l’attentatore tunisino che lunedì scorso aveva seminato la morte in uno dei mercatini di Natale di Berlino. Ucciso in uno scontro a fuoco con due agenti di polizia, uno dei quali è rimasto ferito alla spalla destra, mentre alle 3 si trovava fermo sul piazzale della stazione ferroviaria di piazza Primo Maggio, forse in attesa che qualcuno venisse a prelevarlo. È qui che ora si stringono gli occhi e le energie investigative di tutte le forze dell’ordine per cercare di comprendere come mai il terrorista sia tornato in Italia e per quale motivo si sia fermato proprio a Sesto.

La scena del crimine questa volta è molto più grande del piazzale sestese, dove per tutta la notte gli uomini della Scientifica della polizia di Stato hanno analizzato il corpo senza vita del tunisino ucciso con un colpo di pistola al petto. Lo scenario al quale devono guardare le forze dell’ordine è tanto grande quanto possono essere fitti i collegamenti che il terrorista ha tessuto con altri stranieri radicalizzati, che forse hanno messo radici nel Nord Milano. Al momento le indagini si fermano alla nottata tra giovedì e venerdì, quando Anis Amri è stato ucciso sul piazzale della stazione. Si sa solamente che viaggiava senza un telefono e con uno zainetto nel quale custodiva la pistola, una calibro 22, e dei biglietti usati per raggiungere l’Italia. Si parla inoltre di una scheda Sim, sotto analisi da parte degli investigatori. Nulla di più. È chiaro che da qui dovranno ripartire le indagini per capire se Sesto, dove è arrivato con un autobus notturno sostitutivo del metrò, era un luogo di passaggio o una tappa della sua fuga. Perché è arrivato fino a Sesto? Si domandano i cittadini e le forze dell’ordine. A 200 metri dal luogo in cui è morto fermano i bus delle linee private che collegano l’Italia alla Tunisia. Una delle piste porterebbe a un suo tentativo di raggiungere il Nord Africa. Nessuna ipotesi viene esclusa. Compreso il fatto che Amri sia arrivato a Sesto, perché proprio qui avrebbe potuto trovare persone disposte a nasconderlo. Tornando alla scena del crimine, tra Sesto e Cinisello sono almeno 18mila gli stranieri riferibili a cultura e religione islamica.

Una comunità ampia e variegata che è più numerosa proprio in quel fazzoletto di terra che sorge nelle vicinanze della stazione ferroviaria. A testimoniarlo anche la presenza di tre moschee, quella ufficiale di Sesto San Giovanni, che da oltre 10 anni collabora con le istituzioni locali, e quelle più discusse nella zona di via Matteotti a Cinisello, a ridosso del quartiere Crocetta, e in particolare la moschea abusiva di via Frisia, sempre a Cinisello, da anni al centro di polemiche. Nel 2014 l’Imam Usama El Santawy era stato costretto ad allontanarsi in seguito a dichiarazioni che erano state considerate ambigue sulla jihad. Oggi alle 11.30 la Lega Nord ha annunciato un presidio «per dire no al proliferare del terrorismo sul territorio milanese e lombardo», al quale prenderanno parte Matteo Salvini, il vicecapogruppo regionale Jari Colla e il segretario provinciale Riccardo Pase. Si terrà in piazza Primo Maggio, nel luogo esatto in cui Anis Amri è stato ucciso.