Omicidio Marilena Re, scontro tra periti su Clericò

La difesa deposita una nuova consulenza di Meluzzi

Vito Clericò

Vito Clericò

Garbagnate Milanese (Milano), 9 novembre 2018 - E' stata rinviata al 24 gennaio 2019 la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio di Vito Clericò, il pensionato 65enne di Garbagnate Milanese in carcere dall’11 settembre 2017 per omicidio aggravato dalla premeditazione, dalle sevizie e dalla crudeltà, per vilipendio e occultamento del cadavere della promoter Marilena Rosa Re, 58 anni di Castellanza (Varese). Lo ha deciso ieri mattina il Gup del Tribunale di Milano, Alessandra Simion. Nella stanza del Gup era presente l’indagato con i suoi difensori, gli avvocati Daniela D’Emilio e Franco Rovetto, che hanno contestato la perizia psichiatrica di Giacomo Mongodi, perito nominato dal Tribunale, secondo il quale Clericò, era capace di intendere e di volere al momento dei fatti e capace di partecipare coscientemente al processo.

«Secondo noi il perito non ha preso in considerazione la malattia del nostro assistito, l’epilessia parziale, che gli è stata diagnosticata nel 2002 e le conseguenze per la mancata assunzione dei farmaci - dichiara l’avvocato D’Emilio -. Abbiamo depositato una nuova perizia psichiatrica fatta dallo psichiatra Alessandro Meluzzi». Gli avvocati difensori del killer reo confesso hanno contestato anche l’affermazione secondo la quale Clericò «non ha mai manifestato alcun segno di dispiacere, di cordoglio e compassione per la vittima». «Nell’ultimo mese il nostro assistito ha cambiato atteggiamento, ha mostrato segni di pentimento per quello che ha fatto, piange, prega la Madonna, chiede perdono e ha scritto anche una lettera per il giudice», aggiunge l’avvocato. Dopo un’ora di discussione il Gup ha fissato la data della prossima udienza.

Intanto il prossimo 20 novembre verrà depositata la relazione del genetista Giorgio Portera che in occasione dell’ultimo sopralluogo nella villa di Clericò aveva trovato tracce di sangue nella vasca da bagno, su un paio di guanti in lattice rinvenuti in una tasca dei pantaloni del pensionato, altre ancora su uno straccio trovato in bagno e sull’asta porta doccino.

La relazione è fondamentale per capire il ruolo che Alba de Rosa, moglie dell’omicida, ha avuto nel delitto. Finora il pensionato ha sempre difeso la moglie, invece secondo il Pm Patrizia Stagnaro avrebbe avuto un ruolo nell’occultamento e nel depezzamento del cadavere della vittima e avrebbe favoreggiato il marito nel nascondere anche alcune prove fondamentali per le indagini, come l’arma del delitto che non è ancora stata ritrovata, i vestiti e la borsa della vittima.