Arese, un rifugiato ai domiciliari dall’assessore

Il trentenne somalo è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e vicino a presunti finanziatori di gruppi terroristici

Enrico Ioli assessore all’urbanistica di Arese ha accolto il giovane somalo prima e dopo i

Enrico Ioli assessore all’urbanistica di Arese ha accolto il giovane somalo prima e dopo i

Arese (Milano), 12 giugno 2020 - Da quattro mesi si trova agli arresti domiciliari a casa dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Arese, Enrico Ioli, Partito Democratico. Rifugiato somalo, 30 anni, è stato arrestato a maggio scorso a Cinisello Balsamo, dove viveva, insieme al connazionale Rashiid Duban e altri due etiopi al centro di un’inchiesta della Dda di Bologna e della Digos, che avrebbe documentato l’esistenza di un network internazionale per la raccolta di fondi destinati a gruppi terroristici islamici. Denaro che sarebbe poi finito ai terroristi di Al Shabaab e Onlf gruppi attivi nel Corno d’ Africa. Al Shabaab, tra l’altro, è l’organizzazione jihadista protagonista del sequestro di Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya proprio nel 2018 e rilasciata dopo un anno e mezzo. Quel denaro in arrivo dall’ Italia con cadenza mensile, dicono i magistrati, serviva a sostenere gli stessi gruppi che a distanza di mesi avrebbero gestito la trattativa per la liberazione di Silvia.

L’inchiesta del pm della Dda bolognese Antonella Scandellari ha anche un secondo filone che riguarda il somalo. Secondo le indagini, isarebbe parte di un’altra organizzazione che si occupava di far espatriare illegalmente etiopi e somali dall’Italia verso il Nord Europa, attraverso il Brennero e la Svizzera. La vita del giovane e quella dell’assessore di Arese si intrecciano "una sera in parrocchia" nel 2018.

"Presentavano un progetto della Caritas – spiega Ioli - chiedevano alle famiglie di ospitare ragazzi che hanno fatto due anni di Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), finito il percorso per loro non c’era più tutela, erano allo sbando. Il progetto offriva a chi non aveva trovato casa e lavoro di avere 6 mesi di accompagnamento verso l’autonomia. Io e la mia famiglia, abbiamo aderito, dopo poco è arrivato a casa nostra questo ragazzo somalo che abbiamo accolto, è stato da noi 5 mesi e mezzo, si è iscritto a scuola, ha trovato lavoro e una sistemazione a Cinisello. Il progetto della Caritas era riuscito". A maggio 2019 viene arrestato a Cinisello.

"Solo dopo alcuni mesi tramite una volontaria del carcere di Monza siamo riusciti ad avere il permesso di andare a trovarlo e ci ha raccontato la sua versione: aveva ospitato in casa a Cinisello per qualche tempo un altro somalo, che aveva conosciuto qualche mese prima. L’ospite di Ioli diversamente dagli altri tre arrestati è accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, avrebbe accompagnato una ragazza somala in Austria per soldi: fatto che lui contesta". Dal carcere a il giovane viene trasferito a Bologna, sono trascorsi 10 mesi dal suo arresto e ha affrontato un interrogatorio in arabo, che non comprende. "A dicembre è riuscito ad avere un nuovo interrogatorio, con un interprete somalo, ascoltato dal giudice ha ottenuto gli arresti domiciliari" ad Arese, proprio grazie al placet di Ioli. «Da quattro mesi è qui, i carabinieri vengono ogni giorno. Se esco posso lasciare la porta aperta, la mia casa non è mai stata tanto custodita", dice Ioli in risposta all’interrogazione parlamentare che la Lega ha fatto nelle scorse ore chiedendo più sicurezza ad Arese. "Il mio punto di vista su questa vicenda? - conclude Ioli -. Il ragazzo avrà un processo, deciderà il giudice". Dai suoi racconti, il trentenne è scappato dalla Somalia perché rischiava la vita. Dopo essere stato incarcerato 8 mesi e torturato, ha attraversato il deserto. In Italia ha ottenuto asilo politico.