Rho, un presepe napoletano tra le mura di casa

Angelo Fino rispetta la tradizione settecentesca con statuine di valore. E ha un sogno: "Vorrei esporlo in uno spazio pubblico"

 Angelo Fino mentre dà gli ultimi tocchi alla sua creazione

Angelo Fino mentre dà gli ultimi tocchi alla sua creazione

Rho (Milano), 30 novembre 2020 - Ha ereditato la passione per il presepe napoletano e le prime statuine dal papà, "realizzate in legno con mani e piedi in creta, oggi quelle statuine hanno quasi 100 anni". Con i primi soldi guadagnati lavorando ha acquistato altre statuine nelle botteghe artigianali di San Gregorio Armeno dagli artigiani napoletani del presepe, successivamente alle aste e in mercatini in giro per tutta Italia.

Oggi ne possiede almeno 200 di tutte le dimensioni, fatte a mano e curate in ogni minimo dettaglio. E ha un sogno: "Trovare un posto dove allestire un grande presepe aperto al pubblico, per raccontare anche ai bambini la storia del presepe napoletano". Angelo Fino, 67 anni, pensionato di Rho, come ogni anno, ha realizzato un presepe in casa. "Purtroppo quest’anno lo potranno vedere solo i miei familiari, vicini di casa e amici stretti. Quelli che abitano lontano, a Napoli o Roma dovranno accontentarsi di un filmato", spiega.

Così Fino ha deciso di aprire a Il Giorno la porta di casa sua per mostrarlo ai i lettori. "Il presepe napoletano è una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata tradizionalmente nella Napoli del Settecento. La natività ha sempre un ruolo centrale, per il presepe di quest’anno ho lavorato quattro giorni interi, la parte più impegnativa è la scenografia che ho realizzato con sughero, legno, cartongesso e cartone, avendo tante statuine e poco spazio ho pensato di fare un presepe su due livelli - racconta il pensionato -. Non faccio bozzetti, ho tutto nella mia testa, lo immagino di notte così tante volte che poi lo creo senza bisogno di fare dei disegni".

La statuina più pregiata è un pezzo del ‘700 che raffigura un mendicante, Angelo l’ha acquistata a un’asta, vale alcune migliaia di euro. Tra i personaggi c’è il gobbo (detto ’o scartellato), con una grande gobba che lo costringe a camminare chino in avanti - "una figura molto popolare a Napoli in quanto si narra che porta fortuna toccargli la gobba, vende i numeri da giocare al lotto" -, sulla giacca ha amuleti portafortuna come aglio, corni e ferri di cavallo. C’è Benino (o Benito), il giovane pastore dormiente, c’è la banda musicale e poi ci sono le botteghe del ‘700: il venditore di taralli, la pescheria, la macelleria, l’acquaiolo - "vende acqua con succo di limone, bevanda molto diffusa nelle giornate calde, era lo spritz nei quartieri popolari di Napoli" - e non poteva mancare il piazzaiolo. E gli oggetti, con significati profondi, come il ponte che simboleggia il passaggio, il pozzo, il forno. Non c’è Maradona. "Volevo mantenere il significato religioso del presepe", dice Angelo. E aggiunge, "il presepe napoletano può sembrare un’insieme confuso di statuine, ma tutto ha un significato, niente è casuale". Angelo ha trasmesso la sua passione alla nipotina Cecilia di 4 anni, "ne ha voluto realizzare uno a casa sua".