Adozione internazionale contagiata da Covid. Serve un vaccino

Nel 2020 sono la metà rispetto al 2019. Marco Griffini (Aibi): vacinazioni contro il coronavirus prioritaria per le coppie che potrebbero partire per raggiungere i loro figli

L'incontro di un bimbo con mamma e papà

L'incontro di un bimbo con mamma e papà

Milano, 15 febbraio 2021 - “Chiediamo una via prioritaria al vaccino per quelle coppie che hanno terminato tutto l'iter burocratico e legale e che sono pronte a partire per incontrare e portare a casa i loro  figli adottivi. Molti Paesi esteri ne fanno una una condizione imprescindibile anche solo per poter entrare e per il primo incontro”. Marco Griffini, presidente di Aibi uno degli enti più importanti e accreditato per realizzare il sogno di un bambino di trovare la sua famiglia adottiva, vede un lucina in fondo al tunnel dell'incubo Covid dopo un 2020 terribile. Con il vaccino le misure sanitarie si stanno ammorbidendo e le adozioni internazionali potrebbe ripartire anche se a lentamente. “ E con l'aiuto della Provvidenza..”, dice Griffini

I dati

Il virus, ha picchiato duro nel 2020 sulle adozioni internazionali scese dalle le 979 del 2019 alle 526 del 2020. Con il Covid è scattato un blocco mondiale per tutti anche a chi era a un passo per partire, con tutti  i documenti pronti, per abbracciare e soprattutto portare a casa i loro figli. E per i bimbi che aspettano  nelle strutture, gli orfanotrofi per capirci, una sofferenza nella sofferenza. Voli aerei cancellati, nazioni “in bolla”, norme sanitarie severe ma diverse da Paese a Paese, il vaccino che non arrivava mai e in  centinaia sono finiti nel limbo doloroso dell'attesa. Mamma e papà in Italia i figli in una landa sperduta di mondo. Quante coppie italiane sono in attesa? Almeno 200 a sono a pochi passi dal sogno ma “intrappolate” anche nelle normative di ogni singolo Paese che in alcuni casi prevedono due viaggi per completare l'iter.  I numeri parlano da soli sopratutto per nazioni che negli ultimi anni più hanno contribuito alla nascita di  nuove famiglie: le adozioni in Russia sono scese dalle 126 del 2019 a 23 nel 2020, in Cina da 46 a 5, in India da 96 a 65, in Colombia da 161 a 103. Ma a scorrere i dati ufficiali della Cai, commissione per le  adozioni internazionali a fianco di ogni Paese è tutto un segno meno. E nel mondo delle adozioni ogni  unità in meno non è solo pura matematica ma vuol dire un bimbo ancora senza mamma e papà.

L'anno orribile

“Il 2020 è stato un anno durissimo – spiega Marco Griffini – non solo per l'oggettiva difficoltà a  concretizzare le adozioni internazionali ma per la perdita di fiducia dei potenziali papà e mamma. Noi  come Aibi abbiamo attivato una serie di corsi online destinati agli aspiranti genitori adottivi ma la richiesta è stata minore rispetto agli anni precedenti mentre invece c'è stato un vero boom di domande di  partecipazione ai corsi per prepararsi all'affido”. Sulla richiesta di affido, consentita anche a single e coppie di fatto, poi ha influito la nuova normativa italiana che con la legge sulla continuità permette di trasformare giuridicamente il rapporto in adozione senza dover affrontare problemi , tempi lunghi, incertezze e i costi dell'adozione internazionale.

La sorpresa 

La tecnologia ha soccorso solo in parte chi aveva terminato il proprio iter di preparazione e soprattutto la  parte legale e burocratica in Italia e nel Paese dove vivono i loro figli. “Abbiamo pagato l'ignoranza  digitale delle istituzioni italiane. Le pratiche per tutti sono state difficili, come avere risposte. Paradossalmente hanno funzionato molto meglio, e in alcuni casi bene, i rapporti con Paesi come Haiti, Burkina Faso o Colombia che con Russia o Cina”.  “Con Haiti – spiega il presidente Aibi - il canale è sempre rimasto aperto. Qui sono previsti due viaggi da  parte della coppia che vuole adottare. Una per conoscere e farsi conoscere dal bimbo l'altra per concludere l'adozione e poter fare famiglia in Italia. C'è stata la disponibilità per la prima fase a una serie di incontri  via web. Così anche in Colombia dove si sono potute realizzare anche sentenze online. Nulla invece per  Paesi importanti per le adozioni internazionali italiane come Russia, Cina e India che a un certo punto  hanno chiuso”.Insomma, anche se per numeri piccoli, il digitale ha pagato di più nei rapporti con Paesi non esattamente ricchi rispetto a potenze economiche. E soprattutto ancora una volta l'Italia inteso come Stato, come Tribunali minorili, come apparato burocratico ha dimostrato tutto il suo medioevo tecnologico.

Il vaccino

Ora però c'è una speranza, fondamentale quando si parla di adozione internazionale: il vaccino. “Alcuni  Paesi stanno adeguando la loro normativa – spiega Marco Griffini – e per chi si è vaccinato le frontiere si  sono aperte. Per questo è fondamentale che le coppie che hanno già un abbinamento o sono pronte a partire per il primo incontro (è il caso della Russia che richiede un primo faccia a faccia e poi, se ci sono i presupposti, un secondo viaggio per poi tornare con quello che sarà per sempre vostro figlio, ndr),  possano fare il vaccino”. Insomma una sorta di trattamento da “categoria fragile”. Ancor più necessario  visto che l'età media degli italiani pronti per adottare un figlio all'estero è tra i 40 e i 45 anni di media e  che in teoria – aspettando i nuovi piani vaccinali e le disponibilità di dosi – le puntura miracolosa la  potranno fare se va bene tra mesi. Vaccinare contro il Covid gli aspiranti genitori è fondamentale per loro ma soprattutto i bimbi che stanno aspettando un papà e una mamma.

 

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