Gli Usa alla Birmania: "Fermatevi o saranno guai"

La Casa Bianca chiede di fermare le violenze e liberare gli oppositori "o ci saranno conseguenze". Tensione con la Cina

Le proteste a Rangoon che saranno represse nel sangue

Le proteste a Rangoon che saranno represse nel sangue

Washington - L’amministrazione Biden intensifica la condanna del colpo di stato in Myanmar e ha chiesto alle autorità militari di interrompere la brutale repressione dei manifestanti pro-democrazia e di rilasciare manifestanti e giornalisti che sono stati arrestati. La Casa Bianca ha definito la situazione “preoccupante” e di “grande preoccupazione”. Il Dipartimento di Stato ha detto che sta lavorando con altri paesi per inviare un messaggio unificato ai militari birmani aggiungendo che le loro azioni sono inaccettabili e avranno conseguenze. 

Gli Stati Uniti hanno già imposto sanzioni ai massimi leader militari del Myanmar dal colpo di stato del 1 febbraio, ma hanno aumentato la pressione dopo che le forze di sicurezza hanno ucciso fino a 38 persone mercoledì scorso. L’amministrazione afferma di essere in stretto contatto con partner e alleati, nonché con paesi come la Cina, per cercare di convincere i funzionari birmani ad allentare la loro risposta pesante alle proteste. Al Dipartimento di Stato, il portavoce Ned Price ha detto che l’amministrazione è stata “profondamente rattristata” dalle notizie di morti durante la repressione delle proteste. “Quest’ultima escalation di violenza dimostra il fatto del completo disprezzo della giunta per il proprio popolo, per il popolo della Birmania”, ha detto. “È inaccettabile.” “Siamo profondamente preoccupati per i crescenti attacchi e arresti di giornalisti”.

 “Chiediamo ai militari di rilasciare immediatamente questi individui e di cessare le loro intimidazioni e molestie nei confronti dei media e di altri che sono ingiustamente detenuti per non fare altro che il loro lavoro, per non fare altro che esercitare i loro diritti universali”. Il colpo di stato ha invertito anni di lenti progressi verso la democrazia in Myanmar, che per cinque decenni aveva languito sotto un rigido governo militare che ha portato all’isolamento internazionale e alle sanzioni. Mentre i generali hanno allentato la presa negli ultimi anni, la comunità internazionale ha revocato la maggior parte delle sanzioni e ha investito.