Kabul, riapre la scuola italiana per sordi della onlus milanese Pangea

Sono 590 i bambini e ragazzi fino ai 18 anni che la frequentano: le bambine avevano chiesto di giocare a calcio come i maschi, ora non potranno più

Alcune studentesse alla scuola per sordi di Pangea a Kabul

Alcune studentesse alla scuola per sordi di Pangea a Kabul

Kabul - La scuola per sordi di Kabul gestita dall'associazione milanese Pangea ha riaperto dopo la chiusura imposta dalla conquista del potere da parte dei talebani. Sono 590 i bambini e ragazzi fino ai 18 anni che la frequentano, per molti di loro la sordita' e' una conseguenza dei matrimoni tra consanguinei. Col tempo e' diventata non solo un luogo di formazione, ma anche di emancipazione per le piccole studentesse.

"Tre anni fa - raccontano all'Agi i responsabili di Pangea - le bambine ci hanno chiesto di giocare a calcio come i maschi, una richiesta che puo' sembrare banale ma che a Kabul e' rivoluzionaria. Abbiamo ottenuto l'autorizzazione dalle famiglie, spesso molto povere, e ci e' stata data senza problemi. Quello che e' successo e' stato incredibile: le ragazzine, anche le piu' timide, hanno tirato fuori una grinta pazzesca, imparando il concetto di squadra e divertendosi fino allo sfinimento". 

 Il gruppo delle piccole sportive non potra' piu' tirare calci a un pallone, non gli sara' concesso dai talebani. Cosi' come le classi non saranno piu' miste. "Oggi pero' per noi e' un bel giorno - dicono da Pangea - ora l'importante e' che i corsi di studio riprendano con intelligenza e cautela". Un ruolo cruciale nei passaggi che hanno portato alla riapertura ce l'ha avuto il preside: "Un uomo cieco e sordo, molto illuminato e amatissimo dai ragazzi che quando gli stanno intorno sorridono e lo vedono come un esempio. Lui e noi abbiamo fatto tante promesse agli studenti e vogliamo mantenerle. Gli insegnanti sono tutti afghani, uomini e donne".

I giovani possono frequentare corsi di inglese e di informatica, trucco, sartoria, meccanica, per diventare parrucchieri". Durante il lockdown questa scuola e' rimasta un presidio contro la fame. "A fine maggio del 2020 e' stata chiusa ma gli studenti continuano a venire nel piazzale della scuola per avere un pasto perche' a casa non ce l'avevano. Cosi' abbiamo autorizzato il cuoco a continuare a distribuire cibo anche se le lezioni erano sospese".