Milano, 10 novembre 2015 - L'ultimo semaforo verde si sarebbe dovuto accendere ieri. Tuttavia, per i lavoratori di Palazzo Italia che ancora attendono gli stipendi arretrati di giugno, il saldo di 190mila euro complessivi è rimandato a data da destinarsi. Mercoledì, circola negli uffici dei legali che affiancano Expo spa, i sindacati e le società che gestivano gli eventi del padiglione nazionale, ma non c'è nessuna data certa. I rappresentanti dei lavoratori premono per chiudere a stretto giro: dall'inizio di settembre si rincorrono gli impegni a pagare la novantina di persone, per lo più hostess e steward, invischiate nella vicenda, prima da parte della stessa società di via Rovello, poi dal raggruppamento di imprese che aveva vinto l'appalto, ma tra lungaggini burocratiche e controlli a catena, gli assegni non sono mai arrivati. “Questi lavoratori attendono da cinque mesi di essere pagati”, scandisce Antonio Lareno, responsabile Expo per Cgil Milano.
I verbali sono fermi da settimane sulle scrivanie delle aziende che devono comporre la vicenda. La prima tranche della gara per la gestione degli eventi Palazzo Italia viene assegnata nel 2014 a un raggruppamento di imprese guidato da J events & communications srl (Jec), mentre la seconda viene affidata in extremis, il 28 aprile, a tre giorni dall'inaugurazione dell'evento, a Manpower. A fine maggio tutti i servizi passano in mano a Jec, che a sua volta li gira a un'altra società, la The Key. A giugno, tuttavia, i rapporti tra le società si frantumano e la commessa cambia di nuovo gestore, tornando a Manpower. Un guazzabuglio in cui resta invischiata una novantina di dipendenti, che non riceve i salari di giugno.
Expo spa si dice disponibile a farsi carico del pagamento dei 190mila euro complessivi, tuttavia il gruppo capitanato da Jec e The Key, dopo essere scomparsi dai radar, si ripresentano per incassare anche 550mila euro di fatture bloccate dalla società di via Rovello. I primi assegni sarebbero dovuti arrivare a inizio ottobre, ma il pagamento viene sospeso dall'Autorità nazionale anticorruzione, che vuole vederci chiaro nell'avvicendamento delle imprese a Palazzo Italia. E quando arriva anche il via libera dall'agenzia guidata da Raffaele Cantone, il rimpallo di carte tra Expo e le società appaltatrici va per le lunghe. Ci sono da definire i cedolini e i ratei, che potrebbero far lievitare di qualche migliaio di euro il conto finale. E a dieci giorni dalla fine dell'evento il saldo è rimandato ancora una volta.
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