"Vado all’estero, qui non pagano"

Lo smart working e le sfide del lavoro a Milano: storie di dipendenti, studenti e tirocinanti raccontate dalla Cgil attraverso video interviste.

"Vado all’estero, qui non pagano"

"Vado all’estero, qui non pagano"

Farida, studentessa, lascerà Milano per un tirocinio all’estero, perché "almeno in altri Paesi gli stage vengono pagati in maniera dignitosa". Francesco, dipendente del colosso dei call center Almaviva, dalla pandemia sta sperimentando le luci e ombre dello smart working totale. Storie diverse raccolte dalla Cgil, con una serie di video interviste per raccontare il lavoro a Milano, attraverso le voci di chi ha un impiego, di chi lo ha perso o di chi sta cercando la sua prima occupazione. "Prima della pandemia eravamo tutti in presenza – racconta Francesco – poi c’è stato lo smart working forzato e infine un accordo sindacale al quale ha aderito il 90% dei lavoratori. In tanti, grazie alla modalità di lavoro da remoto, hanno deciso di lasciare Milano per trasferirsi in altre zone". Renata, dipendente Enel, è in telelavoro da otto anni. "In quel periodo i miei figli stavano vivendo una situazione scolastica che richiedeva la mia presenza fisica quotidiana – spiega – e l’azienda mi è venuta incontro. Oggi è venuta meno l’esigenza di lavorare da casa, ma mi sono accorta che questa modalità mi permette di conciliare meglio il lavoro con le mie esigenze".

Stefano, dipendente di Enel Distribuzione, segnala "una mole di lavoro aumentata dopo la pandemia, perché copriamo più territori con meno personale". Matteo, invece, ora è in cassa integrazione, a causa della crisi dell’azienda dove lavorava con un contratto di somministrazione. "Devo dare da mangiare ai miei figli – aggiunge – e sperare almeno in un futuro diverso per loro". Laura, assegnista di ricerca alla Statale di Milano, sta vivendo sulla sua pelle il percorso a ostacoli per lavorare nel mondo dell’università. E Farida, studentessa, guarda all’estero: "Milano non è una città accessibile, per tirocinanti che vengono pagati 500 euro al mese".

Andrea Gianni

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