ANDREA GIANNI
Cronaca

Operaio ferito durante la ristrutturazione della villetta, il danno e la beffa: lesione della gamba e licenziamento

Il lavoratore fu costretto a tagliare un’asse appoggiata su due secchi: lasciato a casa dopo 180 giorni. Battaglia per riavere il posto: imprenditori imputati

Manifestazione contro le morti sul lavoro

Manifestazione contro le morti sul lavoro

Milano – L’incidente sul lavoro è avvenuto in uno dei tanti cantieri spuntati nel Milanese per riqualificazioni legate al superbonus. La vittima, un operaio 57enne originario del Marocco e residente a Milano, oltre alle ferite fisiche ha subito anche un altro danno: la perdita del posto di lavoro. Licenziato dall’impresa edile per aver superato il periodo di comporto, cioè il periodo massimo di non lavoro dovuto a malattia o infortunio. “Scaricato“ e lasciato a casa, senza stipendio, perché proprio a causa dell’incidente subito non poteva più svolgere una mansione pesante e faticosa.

Non un episodio isolato, perché licenziamenti con dinamiche simili sono frequenti nel caso di infortuni non mortali che lasciano però conseguenze permanenti sul fisico, creando un esercito di “invisibili“ ridotti in povertà. Solo che, in questo caso, il lavoratore ha deciso di non arrendersi e di dare battaglia davanti al Tribunale di Milano, assistito dall’avvocato Marco Favara, esperto in materia di diritto del lavoro, infortuni e malattia professionali e fiduciario della Uil e Feneal Uil Lombardia. Chiede, nel suo ricorso, di essere reintegrato.

Sul fronte penale, invece, l’inchiesta della Procura ha portato a un’imputazione per lesioni colpose nei confronti del datore di lavoro e del legale rappresentante dell’impresa che ha subappaltato i lavori per la realizzazione del “cappotto“ di quella villetta in ristrutturazione a Sedriano, nel Milanese, teatro dell’infortunio avvenuto l’8 agosto 2022.

Infortunio avvenuto durante una lavorazione "in completa assenza degli strumenti utili e necessari per svolgere le mansioni in sicurezza e in palese violazione delle basilari norme a tutela della salute e incolumità del dipendente", senza formazione e dispositivi di protezione individuale. Una "scellerata richiesta", alla quale l’operaio non ha potuto opporsi, di ridurre lo spessore di “fodere“ di legno necessarie per l’isolamento usando un flessibile e appoggiandole semplicemente su due secchi capovolti.

Un lavoro che, invece, dovrebbe essere eseguito con una sega circolare, tenendo l’asse di legno su una postazione fissa e immobile proprio per evitare incidenti. Il flessibile gli è sfuggito dalle mani ed è finito sulla gamba destra, provocando un profondo taglio. L’operaio è svenuto, poi la corsa all’ospedale di Magenta e il ricovero per la "ferita lacero contusa con lesione parziale del nervo tibiale posteriore".

Terminato il periodo di infortunio, il 28 novembre 2022, l’uomo camminava ancora con le stampelle e, per il dolore, non era in grado di rientrare. Il suo medico lo ha messo quindi in malattia e, dopo 180 giorni, l’azienda lo ha lasciato a casa per aver superato il periodo di comporto, addirittura in anticipo rispetto a quanto fissato dal suo contratto di lavoro, il Ccnl edilizia, che prevede 270 giorni di “protezione“ prima che si possa procedere al licenziamento.

"Le assenze del lavoratore per malattia non giustificano il recesso – si legge nel ricorso presentato dall’avvocato Favara – dove l’infermità dipenda dalla nocività delle mansioni o dell’ambiente di lavoro che lo stesso datore di lavoro abbia omesso di prevenire o eliminare, in violazione dell’obbligo di sicurezza". La malattia, in questo caso, "è diretta conseguenza della violazione delle norme", e quindi il lavoratore non può essere licenziato. Da qui una richiesta di reintegro e risarcimento, che potrebbe scrivere un nuovo capitolo nella battaglia per i diritti di chi sopravvive a un infortunio.