Milano, 28 dicembre 2023 – Mina Farg sa che cos’è la fatica, perché ha iniziato a lavorare quando aveva solo 12 anni in una piccola azienda di abbigliamento al Cairo, occupandosi dell’imballaggio di felpe e magliette. Arrivato due anni fa a Milano, quando aveva 16 anni, sta studiando per realizzare il suo sogno: diventare sarto, operatore d’abbigliamento, e mettere a frutto il suo talento nel mondo della moda.
È diventato maggiorenne lo scorso primo ottobre, ed è tra le migliaia di ragazzi che hanno trovato una casa in Italia dopo il viaggio della speranza dalle coste del Nordafrica. Il suo è un percorso insolito rispetto alle scelte compiute dai minori non accompagnati, che nella maggior parte dei casi puntano a un lavoro nell’edilizia o nella ristorazione. Mina sta frequentando il secondo anno del corso, che fa parte della filiera moda di Afol Metropolitana, per diventare operatore d’abbigliamento e dei prodotti tessili al centro di formazione professionale di Milano.
In una classe composta da 25 alunni, di cui solo due maschi, impara a realizzare abiti su misura, apprende i segreti dei tessuti preparandosi anche a tirocini in aziende del settore che potrebbero aprire le porte del mondo del lavoro.
In Egitto, al Cairo, sono rimasti i genitori, il fratellino di 10 anni e la sorella di 21. "Sono partito dall’Egitto due anni fa con l’obiettivo di costruirmi un futuro in Europa e aiutare la mia famiglia", racconta con il sorriso sulle labbra, nell’italiano che ha imparato a padroneggiare sui banchi di scuola e attraverso le relazioni con i coetanei. Il suo viaggio verso l’Italia ha seguito un percorso lungo e complesso, sulle rotte dell’immigrazione.
"Dall’Egitto sono arrivato a Dubai in aereo – spiega – poi ci hanno portati in auto in Turchia, a Istanbul. Siamo arrivati fino a Smirne, percorrendo un lungo tratto anche a piedi, e da lì siamo partiti in barca attraversando il Mediterraneo". Il tragitto lungo un tratto di mare che nel corso degli anni si è trasformato in una tomba per tanti migranti si è concluso a Crotone, in Calabria. Mina Farg, con i compagni di viaggio, dopo lo sbarco è stato identificato ed è entrato nel circuito di accoglienza per i minori non accompagnati.
"Mi hanno mandato in una comunità a Catanzaro – racconta – e dopo qualche giorno sono scappato, arrivando a Bari. Ho preso un autobus e, attraversando l’Italia, mi sono fermato a Milano. Mi sembrava la città migliore dove iniziare un percorso per costruirmi un futuro". La sua vita, a quel punto, era a un bivio. A Milano ha trovato accoglienza alla Casa Davanzati entrando in un progetto Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) del Comune di Trezzano sul Naviglio. Grazie al progetto Costruire Futuro, che attraverso una rete di servizi pubblici e del privato sociale affianca i minori stranieri in percorsi di sostegno, accompagnamento all’autonomia e inclusione sociale, ha scelto di frequentare il corso di tre anni di Afol per operare in ambito sartoriale.
«Il mio sogno è lavorare in questo settore – prosegue – trovare un buon impiego e riuscire ad avere una mia autonomia. In Egitto lavoravo già in un’azienda di abbigliamento, da quando avevo 12-13 anni. Mi occupavo di imballaggio dei prodotti. A Milano ci sono tanti sbocchi professionali nel mondo della moda. La mia griffe preferita? Ermenegildo Zegna, sarebbe fantastico lavorare per loro".
Una storia di integrazione attraverso lo studio, la passione e il talento. "L’inserimento nel mondo del lavoro è fondamentale per costruire un percorso di vita autonoma – spiega Monica Musto, che lavora nell’area inclusione sociale di Afol e si occupa del coordinamento progetti area migranti – e per questo organizziamo anche laboratori sui diritti e sulle norme, attività per prevenire il rischio che i ragazzi cadano in dinamiche di caporalato, sfruttamento e impieghi in nero. La maggior parte dei minori che ar
rivano in Italia cercano subito di guadagnare dei soldi da mandare alla famiglia, alcuni nel loro Paese lavoravano già da quando avevano solo 8 anni. Molti puntano a fare i magazzinieri, gli elettricisti, i cartongessisti, a impieghi nel mondo della ristorazione".Per questo il percorso scelto da Mina Farg è quasi unico, nell’ambito del progetto Costruire Futuro, con capofila la Fondazione L’Aliante e partner Afol, il Centro Ausiliario per i Problemi Minorili (Cam) di Milano, Fondazione Soleterre, associazione Agevolando e la cooperativa sociale Teatroincontro. In quasi due anni di attività sono state accolte 102 richieste a Milano, quasi tutte da parte di minori di sesso maschile. Il 57,4% proviene dall’Egitto, come Mina, seguito da Albania e Pakistan. Il primo primo passo è il corso di italiano e l’assistenza psicologica, per poi arrivare all’inserimento nel mondo del lavoro. "Mi piace vivere a Milano e voglio trovare un lavoro qui – conclude Mina –. Se non ce la farò mi rimetterò in viaggio. Verso quale metà? Mi piacerebbe andare negli Stati Uniti".