"Io, al fianco dei dottori che rischiano ogni giorno"

Stefania Bruschi, tecnico radiologo, invoca più attenzione

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"Quelle parole mi hanno fatto gelare il sangue: “Io ci sono andato vicino“". Stefania Bruschi, tecnico radiologo e consigliera comunale di San Donato, le ha sentite pronunciare da Giovanni Malacrida, il chirurgo vascolare di 65 anni che a luglio del 2021 era stato accoltellato in ospedale, al Policlinico di San Donato, da un paziente “scontento“. Si è salvato grazie ai colleghi. E così Bruschi lo ha sentito commentare lo scorso dicembre al funerale del collega Giorgio Falcetto, che invece non ce l’ha fatta. Ucciso da colpi di accetta alla nuca. "Io ho lavorato al Policlinico di San Donato tra il 2000 e il 2017 e sono stata fianco a fianco con entrambi i dottori", dice la donna.

Il suo primo commento, alla luce di un nuovo episodio violento (di ieri) in un ospedale milanese?

"Per fortuna, questa volta non è rimasto ferito nessuno. Ma ci vogliono interventi per tutelare il personale sanitario, soprattutto i colleghi maggiormente esposti al pericolo, che sono quelli dei pronto soccorso".

Un ricordo di Falcetto?

"Sempre disponibile. Metteva volentieri la sua esperienza a disposizione degli altri. Ricordo il caso di una ragazzina che stava male ma non riusciva ad avere una diagnosi adeguata. Nessuno riusciva a capire cosa avesse. Lui capì il problema, le consigliò un’operazione e lei guarì. Prese a cuore anche il caso di un ragazzo albanese affetto da una brutta malattia, che purtroppo era in uno stadio troppo avanzato e non gli ha lasciato scampo. Ma la famiglia fu grata al dottor Falcetto, che fece di tutto per aiutarlo. E sono solo due episodi tra tanti. Di lui ricordo soprattutto la tranquillità interiore, che sapeva trasmettere anche ai pazienti".

Il dottor Malacrida come sta?

"Ha ripreso a lavorare, fortunatamente. Si è sentito un miracolato".

Come intervenire per tutelare il personale sanitario?

"Incrementando la sicurezza ma anche il personale. I presìdi di polizia c’erano anche prima ma, dopo il Covid, noto un incremento di aggressività. Il personale sanitario è in pericolo, soprattutto chi si trova da solo, magari di notte, in balìa di tossicodipendenti o casi psichiatrici. A questi si aggiungono i frustrati, che per lamentarsi contro il sistema (o esasperati da problemi personali) pensano erroneamente di ottenere ciò che vogliono facendo rumore. Ma questo atteggiamento deve trovare un freno".

M.V.

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