Inzago: paralizzata dopo un incidente, scrive libro con l’aiuto della tecnologia

Giada Mulazzani ha scelto di lottare con un sorriso

Giada Mulazzani con l’educatore Paolo De Gregorio

Giada Mulazzani con l’educatore Paolo De Gregorio

Inzago (Milano), 18 marzo 2019 - Un sorriso stampato sulla copertina di un libro per ricominciare e far fronte alle difficoltà di una non facile vita. Giada Mulazzani ha scelto di combattere così contro i ricordi legati al giorno più terribile. Quando nel 2005, a 19 anni è rimasta coinvolta in un gravissimo incidente stradale a Caravaggio: una serata spensierata in discoteca a Crema con gli amici si è trasformata in un incubo quando, tornando verso casa, il mezzo guidato da un amico si è schiantato contro un albero. Prima il buio, lottando tra la vita e la morte; poi, dopo il risveglio, per Giada è arrivata l’amara verità: non avrebbe più potuto camminare e da allora è paralizzata dal collo in giù, attaccata ad un respiratore grazie al quale può parlare. Dopo interminabili mesi di riabilitazione, nel 2010 è stata trasferita nella Residenza Sanitaria Disabili “Simona Sorge” di Inzago, struttura in capo alla Fondazione Sacra Famiglia Onlus. Qui, pochi giorni fa, la 33enne di Treviglio ha presentato “Ricomincio dal mio Sorriso”, il suo primo libro.

Quando è nata l’idea di scriverlo?

«Circa un anno e mezzo fa, dopo qualche titubanza mi sono convinta a farlo: non volevo raccontare una storia ma riportare pensieri e racconti, come in un diario. Ognuno può leggere il capitolo che desidera ma allo stesso modo, ogni pagina dà forma a una completa immagine di quella che ero e di quella che sono oggi. Amo fare foto e tra le pagine ce ne sono molte attuali e passate. La musica mi ha accompagnato nel processo di scrittura durato circa tre mesi: il mio artista preferito è Vasco Rossi, mi ritrovo nelle sue parole e mi rivedo nella sua “Sally”. Devo ringraziare la mia amica Francesca Liso, sempre al mio fianco, e Anna Galimberti che mi ha aiutata in veste di correttore di bozze».

Con quali difficoltà ha dovuto confrontarsi?

«Ho dovuto smussare un po’ il mio carattere. Sono una persona che difficilmente accetta i compromessi ma il fatto di dover essere costantemente seguita e aiutata da altre persone durante l’intera giornata, mi ha portato a cambiare. La principale difficoltà pratica è ovviamente quella legata alla paralisi: mi muovo su una sedia a rotelle usando, con la bocca, una specie dei mouse. Questo braccio robotico si può collegare anche a smartphone e Pc e, con le labbra ed il respiro, posso scrivere autonomamente, anche sui social. Così è nato il libro».

Ha molti tatuaggi, c’è un legame con quanto le è accaduto?

«Assolutamente: sono tredici tatuaggi e li ho fatti quasi tutti dopo l’incidente. Il più importante è quello con i versi di “Sally”. “La vita è un brivido che vola via. È tutto un equilibrio sopra la follia”. Ognuno è un pezzetto di vita, rappresenta una storia, una persona, un sentimento, un bisogno. Un piccolo grande mondo».

Nel libro scrive: «Questa non è la mia vita». Quanto è difficile accettarlo?

«Molto. Ci convivo ma non riuscirò mai ad accettare quello che mi è successo: penso costantemente alla mia precedente vita spensierata e, altrettanto quotidianamente, ai miei enormi limiti attuali. I ricordi mi fanno stare bene ma sono come un macigno che mi accompagna. D’altro canto quello che mi è accaduto mi ha portato ad apprezzare enormemente le piccole cose che spesso si danno per scontate. Su tutte il sorriso: quello non lo perderò mai».