Gorgonzola, la fine di un incubo in via Fabio Filzi

Iniziata dopo 7 anni la demolizione del palazzo pericolante in centro

Sarà demolita e ricostruita la porzione di stabile disabitata spauracchio per i cittadini

Sarà demolita e ricostruita la porzione di stabile disabitata spauracchio per i cittadini

Gorgonzola (Milano), 1 marzo 2018 - Ruspe in azione da ieri mattina, giù le parti pericolanti del palazzo di via Fabio Filzi. Dopo sette anni di transenne, rischi, disagi e diffide, il cantiere è al via. Per i residenti è la fine di un incubo. Per la città un momento importante: la demolizione della porzione a rischio crolli darà il via alla messa in sicurezza del complesso e cambierà volto a un tratto affascinante del vecchio nucleo. Nota non ininfluente, a costo zero per il Comune.

A avviare i lavori, partiti ufficialmente a inizio settimana ma entrati nel vivo ieri, le imprese appaltatrici su incarico di uno dei proprietari dello stabile, che vive in Versilia e che, all’ennesima diffida prenatalizia, ha infine accettato di accollarsi l’intervento. La posta in gioco era alta. Il Comune, perizie alla mano, era pronto ad intervenire direttamente, per poi rivalersi con la proprietà per vie legali, e con il penale.

Cantiere lungo, pre-cantiere complesso. Gli operai sono entrati in azione lunedì mattina con la rimozione a mano di coppi e porzioni del tetto, tutti sottoposti a vincolo ambientale e artistico e dunque da conservare. Terminata la rimozione delle parti di pregio, via libera alle ruspe e ai demolitori, che hanno lavorato per tutta la giornata di ieri. Demolizione per la porzione di stabile disabitata che, sette anni fa, aveva rilasciato calcinacci e pietre sulla via in due giri diversi di crolli. Successivamente si procederà alla ricostruzione, sulla base di un progetto che ha già avuto il placet dell’ente di tutela.

È al via dunque la fase risolutiva di una telenovela. Sette anni fa, si diceva, i primi crolli e le prime transenne. Pochi mesi dopo, nuovi crolli, rinforzo delle transenne, precauzioni viabilistiche. Per i residenti, una decina di persone che vivono nelle case di corte retrostanti la parete ammalorata, l’inizio di una vita sotto sequestro, fra rumori notturni e la paura di un evento rovinoso.

In Comune, intanto, era già partita la macchina delle diffide ai proprietari, che si sarebbe rivelata la parte più dura. Proprietà frazionata, parti di stabile ceduti negli anni, passaggi ereditari da ricostruire nei meandri del catasto: una decina, negli anni, i destinatari delle missive comunali, tutti lettera morta sino a dicembre. A quell’epoca, l’intervento comunale sullo stabile per la messa in sicurezza era già stato inserito nella parte investimenti del bilancio: urgente intervenire, a seguito del risultato allarmante degli ultimi sopralluoghi. L’entrata in gioco della proprietà e l’avvio dei lavori erano stati annunciati dal sindaco Angelo Stucchi, non senza una nota di amarezza: «La burocrazia e i tempi lunghi, nonostante la nostra azione continua, ci hanno legato le mani a lungo. Avremmo, in questo caso, voluto intervenire molto prima».