Frecciarossa deragliato, il dolore di Pioltello per la morte Mario Dicuonzo

Il sindaco Cosciotti: "Una choc per tutta la città". I vicini di casa si sono stretti intorno alla famiglia del macchinista

Mario Dicuonzo

Mario Dicuonzo

Pioltello (Milano), 7 febbraio 2020 - "È stato pesantissimo sapere che questa ennesima tragedia ferroviaria ha per vittima un cittadino pioltellese, per tutti noi che abbiamo vissuto il deragliamento di due anni fa queste notizie hanno riportato alla mente ricordi terribili". È il commento a caldo del sindaco Ivonne Cosciotti all’incidente del Frecciarossa avvenuto ieri mattina nel Lodigiano, un deragliamento che ha stroncato la vita al 59enne Mario Dicuonzo, un ferroviere residente in città. Viveva in via La Malfa con la moglie, un’insegnante in una scuola comunale, mentre il figlio era ormai fuori casa. Un dolore che si rinnova nella memoria di Pioltello.

"Siamo tutti increduli per quando accaduto - continua la prima cittadina - vogliamo capire cosa sta succedendo nel nostro Paese. È evidente che qualcosa non funziona nel sistema dei controlli sulle opere pubbliche: non possiamo più assistere in silenzio, Pioltello sta pagando un prezzo troppo alto. Nel 2018 la nostra concittadina Donata Pepe ha perso la vita nel deragliamento di Corato, due anni fa sul nostro territorio abbiamo assistito a un incidente con 3 morti e 46 feriti, ora abbiamo perso un macchinista. Non vogliamo capri espiatori, qualcuno deve fare luce». È stato un messaggio inviato di prima mattina attraverso WhatsApp ad avvertire Ivonne Cosciotti che qualcosa non andava: "La moglie di Mario Dicuonzo è amica di una mia collega, anche se non ci siamo mai conosciute e poi, qualche ora più tardi, la richiesta arrivata in Comune di un controllo anagrafico da parte dei carabinieri è stata un pugno nello stomaco per tutti". Ieri pomeriggio, davanti al civico 3 di via La Malfa, il dolore si respirava a pelle. Lo si leggeva in faccia alla moglie del macchinista che, insieme a un gruppo di familiari, è uscita di casa intorno alle 15 per andare alla camera mortuaria di Lodi per riconoscere la salma dal marito. E lo si percepiva nella voce durissima dei vicini di casa che hanno fatto muro intorno alla famiglia, per proteggere chi sta vivendo un dramma così grande. "Conoscevo entrambi i macchinisti, Mario solo di vita, con Giuseppe invece ho lavorato spesso - racconta un collega delle vittime -. Con la vecchia legge, Mario sarebbe dovuto essere in pensione da due anni, poi sono cambiate le cose ed è rimasto bloccato in servizio. Non credo che lo scambio sia stato lasciato aperto, altrimenti in mancanza di contatto non si sarebbe acceso il segnale di via libera. Stavano facendo dei lavori sul quel tratto, secondo me è stato dimenticato qualcosa lungo i binari".