Il cellulare o una lite per lo spaccio: così Abdul è stato ammazzato a Mantova

Dopo l’arresto del presunto colpevole la Procura indaga sul movente del delitto in stazione

Il presunto assassino è stato trovato dai carabinieri a bordo di un treno diretto a Verona

Il presunto assassino è stato trovato dai carabinieri a bordo di un treno diretto a Verona

Mantova -  Si era rifugiato su un treno con i vestiti ancora sporchi di sangue, ma i carabinieri lo hanno bloccato prima che fuggisse. O. H. un extraconunitario senza fissa dimora, è ora accusato dell’omicidio del giovane ghanese Abdul Mobarik Zanré di 20 anni, ammazzato dopo una lite nella notte tra lunedì e martedi nei pressi della stazione di Mantova.

Il delitto ha riacceso di riflettori su una zona della città considerata per anni ad alto rischio ma che da qualche tempo, forse anche grazie alla sorveglianza delle forze dell’ordine, sembrava aver riacquistato una certa tranquillità. Quel momentaneo senso di sicurezza è andato in pezzi l’altra sera attorno alle 22. Tra il ghanese e il suo presunto assassino, che sembra essere di nazionalità marocchina, stando alla ricostruzione degli inquirenti è scoppiata una rissa furibonda. Il più giovane dei due è stato colpito da un fendente, molto probabilmente inferto con un coltello poi trovato a terra su un marciapiedi di via Bonomi, una delle strade che confluiscono nel piazzale della stazione. La corsa in ospedale si era rivelata inutile: il giovane è spirato all’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Poma.

I carabinieri del comando provinciale di Mantova ricostruito l’aggressione e la fuga del presunto assassino attraverso le telecamere presenti in zona. Tra i racconti, quello terrorizzato di dell’inquilina di uno dei palazzi che si affacciano su via Bonomi. "È stato terribile - ha raccontato - quel ragazzo gridava e piangeva". Individuato il presunto assassino è iniziata una breve caccia all’uomo, conclusa su un treno in partenza per Verona dove il ventiduenne voleva rifugiarsi. Il movente è ancora da chiarire, il pubblico ministero Paola Reggiani sta indagando su un furto di telefonino che potrebbe essere degenerato in una aggressione, una lite sulla divisione di un bottino o una questione di droga. Preoccupato il sindaco Mattia Palazzi. "La sorveglianza non manca - spiega - ma alla città servirebbero più agenti".