Kosovo e Serbia alla guerra delle targhe: tensione e barricate al confine

L'obbligo di sostituire la targa per entrare nel Paese scatena la reazione della popolazione a maggioranza serba. Pristina invia le forze speciali di polizia

Manifestanti serbi e polizia kosovara al valico di Jarinje

Manifestanti serbi e polizia kosovara al valico di Jarinje

Tensione ai valichi di frontiera tra Serbia e Kosovo, uno dei confini più caldi d'Europa. I cittadini kosovari di etnia serba, maggioranza nelle municipalità nel nord del Paese che ha proclamato l'indipendenza da Belgrado nel 2008, da ieri hanno bloccato i valichi Jarinje e Brnjak, in segno di protesta contro l'obbligo del cambio di targa per i veicoli in entrata dalla Serbia stabilita da Pristina.

I due posti di frontiera sono bloccati da una lunga fila di camion, ruspe, pneumatici e altro materiale che impediscono il regolare passaggio dei veicoli. È possibile passare la frontiera solo a piedi. L'unico posto di confine aperto alle auto e ai camion è quello di Merdare. Per tutta risposta le autorià kosovare hanno inviato nella zona reparti della polizia speciale (Rosu) con tanto di mezzi blindati e cecchini. La tensione è dunque molto alta, con il presidente serbo Aleksandar Vucic e il premier kosovaro Albin Kurti che da un lato invitano alla calma e a non "cadere nelle provocazioni", mentre dall'altro soffiano sul fuoco stuzziando le corde nazionaliste della popolazione. Un triste copione che va in scena da anni nella regione. Appelli alla "de-escalation" e a un "approccio responsabile" sono arrivati anche dall'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. Oggi però Vucic ha denunciato un presunto brutale pestaggio ai danni di tre cittadini serbi da parte delle forze speciali di polizia al posto di confine di Brnjak. La situazione resta dunque esplosiva, in uno dei tanti lembi di quei Balcani da sempre 'polveriera d'Europa', al punto che lungo il confine sono affluiti anche reparti della polizia di Eulex, la missione civile europea in Kosovo, mentre elicotteri della Kfor (la forza militare internazionale a guida Nato) effettuano sorvoli sulla regione per monitorare la situazione.

A scatenate la tensione, come detto, è stata la decisione del goverNo kosovaro, lo scorso 20 settembre, di imporre il cambio della targa serba con una kosovara provvisoria, al costo di 5 euro e valida due mesi, per entrare nel Paese. Una misura adottata "per il principio di reciprocità", sostiene il premier Kurti, dal momento che la stessa misura è prevista a parti inverse dal 2011. Come mai la questione è venuta a gallA solo ora, dunque? Perché l'obbligo di cambio targa dal Kosovo alla Serbia (che non riconosce l'indipendenza della sua regione storica, come del resto alcuni Paesi come Russia, Cina e Spagna) era stato stabilito nel 2011 come norma transitoria quinquiennale e rinnovato per altri cinque anni nel 2016 in quanto non erano state trovate altre soluzioni. Nel 2021, alla nuova scadenza, il Kosovo ha deciso di rispondere con la stessa moneta e nella zona a maggioranza serba sono state erette barricate.