Editoriale

Il Picasso ritrovato

Un capolavoro di Picasso acquistato per 10 milioni di euro dai titolari di una società di riscossione con i soldi delle tasse incassati e mai restituiti alle amministrazioni comunali per cui operavano. Soldi della collettività utilizzati per comprare il dipinto del maestro del Cubismo, “Cojfret, Compotier et tasse”, parcheggiato per un po’ nel caveau di un istituto di credito svizzero, lontano da occhi indiscreti.

Undici anni fa era pronto per essere venduto a 10 milioni di euro in una notissima galleria d’arte di New York. Alla fine di una lunga e intricata battaglia combattuta a colpi di carte bollate, lo Stato esce vittorioso sui furbetti che truffano la collettività e spesso la fanno franca.

Abbiamo vinto noi e le regole che ci siamo dati. Dovrebbe essere la norma ma, diciamolo, non è sempre così. Per questo la storia è ancora più bella e ci fa ben sperare che non tutto sia ancora perduto anche in un Paese “barocco”, pieno di contraddizioni e da tempo privo di rotta stabile come il nostro.