MARI E FORESTE COME LE SPUGNE

GLI ESPERTI dell’Ipcc preferiscono l’idea di uno stoccaggio naturale della CO2 rispetto agli altri progetti di cattura artificiale. Ogni sistema per rimuovere carbonio dall’atmosfera presenta rischi, limiti o svantaggi. Uno dei pochi sistemi privi di controindicazioni è la riforestazione: la fotosintesi rimuove l’anidride carbonica in modo naturale dall’atmosfera e gli alberi sono molto bravi a stoccare il carbonio nel legno e nel suolo. L’espansione delle foreste, con una gestione oculata per non togliere terreni all’agricoltura, è anche un sistema relativamente economico rispetto ad altre opzioni di cattura del carbonio, con un costo di meno di 50 dollari a tonnellata e altri vantaggi collaterali, come la produzione di acqua e aria più pulite.

Per il momento, però, andiamo nella direzione opposta: dal 1990 a oggi, le foreste hanno perso oltre 400 milioni di ettari, secondo i dati della Fao. Il suolo, a sua volta, è un magnifico sistema di stoccaggio naturale del carbonio, ma l’agricoltura intensiva lo depaupera. Basterebbe cambiare i metodi agricoli, trasformando un settore che impoverisce il suolo in uno che l’arricchisce, utilizzando periodicamente piante che fissano il carbonio, per ottenere enormi risultati, data l’estensione del terreni agricoli, con positivi effetti collaterali, perché la fissazione del carbonio nel suolo lo rende più fertile e aumenta la resa delle colture. Per contenere il riscaldamento globale a 1,5°C, secondo l’Ipcc, bisognerebbe piantumare più di 700 milioni di ettari con queste colture.

Un altro enorme bacino di stoccaggio della CO2 è il mare, che attualmente assorbe circa il 25% della CO2 emessa ogni anno dalle attività umane. Molti scienziati si sono misurati con l’idea di aumentare il tasso di assorbimento della CO2 nel mare, ad esempio spargendo calce sulla superficie degli oceani per contrastare la loro acidificazione e aumentare così la loro capacità di stoccaggio della CO2, come suggerisce anche uno studio del Politecnico di Milano, ma qui si entra in un campo minato, perché non ne sappiamo ancora abbastanza e si rischiano effetti collaterali controproducenti.

e. c.