COSA CI INSEGNA IL GIORNO IN CUI FINIAMO LE RISORSE DEL PIANETA

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GLI INCENDI IN SARDEGNA e in California spaventano perché mostrano il danno in maniera diretta, inequivocabile. Non si può far finta di niente. Ma c’è un’altra forma di cancellazione della natura più diffusa, più nascosta, più radicale. È la bulimia del nostro sistema produttivo, un’idrovora che prosciuga gli ecosistemi: alberi, animali, foreste intere che spariscono e non torneranno mai più. Le chiamiamo risorse naturali, che viene dal latino risorgere. Ma oggi le risorse naturali non risorgono più. Vengono trangugiate prima di aver avuto il tempo di riprodursi. Non utilizziamo più i dividendi del capitale naturale: lo stiamo intaccando. Divoriamo il pianeta con voracità crescente.

Per misurare il grado di questo disturbo alimentare collettivo il Global Footprint Network ha messo a punto un sistema di misurazione che permette di stabilire qual è il momento in cui il bilancio ecologico del pianeta va in rosso, perché abbiamo già consumato le risorse disponibili per quell’anno e andiamo avanti facendo un debito che pagheranno i nostri figli e nipoti. Questo momento è appena passato. Nel 2021 l’Earth Overshoot Day è arrivato la scorsa settimana, il 29 luglio. A partire dal 30 luglio e fino al 31 dicembre, le esigenze dell’umanità – in termini di emissioni di carbonio, terreni coltivati, sfruttamento degli stock ittici e uso delle foreste per il legname – sono incompatibili con la capacità del pianeta di rigenerare queste risorse e di assorbire il carbonio emesso. Gli scienziati dicono che la "biocapacità globale" non ci basta più. Che avremmo bisogno di 1,7 pianeti Terra. Con l’eccezione dell’anno scorso (l’alt provocato dalla pandemia ha spostato a fine agosto l’Earth Overshoot Day), finora è andata sempre peggio.

Alla fine degli anni ’60 eravamo ancora in equilibrio: il nostro conto corrente con la natura era in pareggio. Alla fine degli anni ’80 l’impronta ecologica dell’umanità superava a novembre la capacità di produzione rinnovabile del pianeta. Al momento del passaggio del secolo avevamo esaurito le scorte già a settembre. Adesso siamo alla fine di luglio. Del resto altri numeri confermano la tendenza. All’inizio del Novecento l’umanità consumava 6 miliardi di tonnellate di materiali (comprendendo minerali, biomasse e combustibili fossili). Nel 1970 si era arrivati a 27 miliardi di tonnellate. Oggi abbiamo superato i 100 miliardi. Continuando così a metà secolo saremo a 180 miliardi di tonnellate.

La massa dei materiali artificiali, quelli che mettiamo in movimento noi, ha già superato la biomassa: gli umani pesano più della natura. I bovini allevati per finire nei nostri piatti sono più di 4 miliardi e la loro massa totale è superiore a quella di tutti gli esseri umani e degli animali selvatici messi insieme. Questa situazione, però, non è irreversibile. Abbiamo un sistema di conoscenze che per la prima volta nella storia ci consente di inquadrare il problema. Abbiamo le tecnologie necessarie per produrre energia pulita, per spostarci senza inquinare l’aria e per riorganizzare la nostra vita in maniera sostenibile aumentando i posti di lavoro. Abbiamo la possibilità di sostituire le proteine animali con quelle vegetali: basterebbe ridurre del 50% il consumo mondiale di carne per spostare istantaneamente indietro di 17 giorni l’Overshoot Day. Abbiamo l’opportunità di passare da un’economia lineare che tratta la Terra come un usa e getta a un’economia circolare basata solo su risorse rinnovabili. Basta volerlo.