IL FUTURO DEL LAVORO SARÀ FARLO IN MODO INTELLIGENTE

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LA PANDEMIA ci ha fatto ripensare se gli attuali modelli di organizzazione del lavoro (orari, luoghi, attrezzature, uffici, leadership…) saranno quelli che vorremmo o dovremmo avere in futuro. Probabilmente avremmo dovuto rivedere il nostro modo di lavorare già prima della pandemia. Ma il Covid è stato il catalizzatore per queste riflessioni, anche se le ragioni di essa erano già presenti prima. Gli effetti pre-Covid sulle società dei cosiddetti megatrend come urbanizzazione, cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione, digitalizzazione, hanno portato, infatti, molti Paesi europei a un cambiamento di paradigma molto più spinto su lavoro mobile, abbattimento degli spazi chiusi, dotazioni IT flessibili e adozione di modalità organizzative per obiettivi. In questo contesto, mi sento di fare un’affermazione: il futuro del lavoro non sarà lo smart working, che fino a oggi ha significato lavorare da casa e distanziamento sociale per come la pandemia ci ha costretto a fare. Il futuro del lavoro sarà lavorare in modo intelligente. Allo stesso tempo, probabilmente, non per tutte le aziende e persone il concetto di abbandonare completamente tempo e luogo definito, lavorando solamente per obbiettivi, sarà la formula adatta, ma le aziende che riusciranno a proporre assunzioni indipendenti dal luogo stesso potranno avere notevoli vantaggi di competitività: "Ovunque tu sia potrai lavorare per noi" forse può rappresentare la visione più efficace per molte aziende. Ma i fattori che possono incidere sulla validità della formula sono molteplici.

Un altro aspetto da considerare, infatti, è l’equilibro tra vita privata e professionale: io personalmente mi sento più in armonia tra vita privata e professionale quando lavoro in ufficio… non per tutti sarà così. Certo è che rispetto a culture più rigide e piene di limitazioni o ad altre molto più liberali, in Italia lavorare in maniera più flessibile, più diversificata e più per obiettivi a mio avviso promuove meglio quello che è caratteristico del nostro Dna: fa esprimere l’ingegno italiano che porta a più intraprendenza e imprenditorialità, elementi-chiave per la decisione dei modelli futuri. Per l’implementazione del lavoro intelligente, del resto, è dirimente il cambiamento dell’ambiente di lavoro stesso: gli uffici stessi. Io stesso ebbi la fortuna di passare tre anni della mia vita in Svezia dal ‘97 al 2000: nessuno aveva un telefono sul tavolo ma ognuno aveva un cordless, ogni tavolo era alzabile per lavorare in piedi o seduti, non c’erano scaffali per raccoglitori ma ognuno aveva un caddy personale per raccoglitori che poteva posizionare ogni giorno accanto al tavolo che sceglieva, l’Ad all’epoca aveva un ufficio aperto, in ogni sala grande c’erano molti spazzi chiusi da duetre per telefonate e per riunioni e spazi dedicati a specialistiche Workstations per calcoli, all’entrata del edificio c’era frutta a disposizione per tutti e non si timbrava più il cartellino. Io arrivavo da un ambiente old style e il primo giorno ebbi ovviamente uno scompenso ma poi posso dire che questo fu il miglior ambiente lavorativo in cui ho lavorato.

Ovviamente, non necessariamente ogni ambiente di lavoro deve essere cambiato in questo modo iper-flessibile ma ogni azienda deve pensare quale può essere il suo ambiente futuro e consciamente implementarlo perché l’ambiente è un catalizzatore della cultura che vuoi avere: o lo fa consciamente o lo subisci. Il che comporta anche che i cambiamenti devono essere fatti con criteri prendendo in considerazione le condizioni attuali dell’ufficio: non necessariamente un full openspace è quello giusto, ci sono soluzioni più adeguata a certi mestieri e circostanze. Di pari passo vanno ripensati i modelli di leadership necessari per accogliere e gestire in maniera il più efficiente possibile le risorse future. La squadra dovrà essere guidata da persone con una chiara leadership capaci di fare leva su importanti soft skills che vanno al di là della gerarchia. La conclusione è che per capitalizzare al massimo le opportunità di questo nuovo mondo, per vincere la partita, avremo bisogno di persone più empatiche, che trasmettano fiducia e facilitino la responsabilizzazione di tutti.

* Former President and CEO Siemens Spa & President AHK - German-Italian Chamber of Commerce