INDUSTRIA 4.0: LA PANDEMIA HA MESSO IL TURBO ALL’INNOVAZIONE

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HANNOVER, aprile 2011. Nella fiera della città tedesca, la più grande area espositiva al mondo, viene coniato per la prima volta il termine Industrie 4.0 (Industria 4.0, nella traduzione italiana), un neologismo di cui ricorre quest’anno il decennale e che ha trovato molta fortuna nella letteratura economica. Si tratta, per chi non lo conoscesse ancora, di un’insieme di innovazioni che, a detta di molti osservatori, sono in grado di mettere in moto una nuova rivoluzione industriale, la quarta nella storia, destinata a rendere più efficienti i processi produttivi nelle aziende. Stiamo parlando per esempio, di tecnologie come la robotica, l’utilizzo dei sensori o l’internet of things (l’internet delle cose), che consente di collegare in rete i macchinari e altri dispositivi industriali, rendendoli interconnessi e capaci di registrare e inviare continuamente informazioni utili per migliorare i processi produttivi.

A distanza di 10 anni dalla sua nascita, l’Industria 4.0 ha fatto indubbiamente molti progressi anche in Italia, almeno per quel che riguarda l’attenzione raccolta tra le aziende. A testimoniarlo è un’ indagine condotta nel febbraio scorso su un campione di imprese e pubblicata qualche settimana fa dalla società di consulenza The Innovation Group in collaborazione con Contact Value. Dalla ricerca (intitolata Industria 4.0 Survey 2021) emerge che oltre l’81% delle aziende interpellate hanno già messo in cantiere almeno un progetto dedicato all’Industria 4.0 (o di smart manufacturing, nel gergo degli addetti al lavori) per migliorare i processi produttivi. Una quota del 22% di imprese ha invece implementato almeno due progetti. E’ invece assai minoritaria la percentuale di aziende che non hanno messo in cantiere alcuna iniziativa, o perché stanno pianificando un progetto (6%), o perché stanno ancora indagando sull’opportunità di farlo (7%), oppure perché non hanno proprio alcun piano per attuarlo (6%). Tra i benefici ottenuti grazie a questi progetti, il 76% delle aziende dichiara di aver raggiunto una maggiore efficienza operativa. Altri vantaggi dichiarati dalle imprese sono il monitoraggio in tempo reale delle macchine (nel 61% dei casi), l’ottimizzazione e un incremento della capacità produttiva (61%) la possibilità di interagire a distanza con i macchinari e i dispositivi dell’azienda (49%) e, infine, il miglioramento della qualità dei prodotti (46%). Meno evidente o tangibile, sempre secondo la ricerca, l’aumento dei margini di profitto, che è stato ottenuto con le innovazioni di Industria 4.0 dal 20% delle imprese. Occorrerà dunque ancora un po’ di tempo prima di cogliere a pieno tutti i frutti degli investimenti effettuati in questi anni dalle aziende italiane nelle tecnologia della quarta rivoluzione industriale.

Tuttavia, nonostante questa fase di rodaggio, neppure la pandemia di Covid-19 sembra aver frenato la voglia di molte imprese di investire nell’Industria 4.0. Secondo un’analisi di Deloitte, da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ben il 61% delle imprese non ha interrotto i flussi di capitali a supporto dei progetti di produzione intelligente e addirittura li sta accelerando. "La pandemia ha agito da amplificatore e catalizzatore per la trasformazione digitale delle aziende manifatturiere", hanno scritto gli analisti di Deloitte, "andando anche a modificare la mentalità e l’approccio delle aziende stesse: queste prima ricercavano l’uso della tecnologia e, in particolare, delle soluzioni di Industry 4.0 principalmente per convenienza mentre oggi avere operation digitali è una condizione imprescindibile sulla strada verso una nuova normalità". Le tecnologie 4.0 per Deloitte rappresentano "una delle leve più importanti e potenti che i leader aziendali devono considerare per superare questo momento, recuperare competitività e essere pronte a prosperare nel new normal".

Ora molte speranze sono ancorate sono ancorate anche il Recovery Plan, il pacchetto europeo di misure di per la ripresa economica, declinato in Italia dal governo Draghi con il Pnrr (il Piano di ripresa e resilienza). Per la Transizione 4.0 delle aziende, cioè per favorirne la digitalizzazione e l’innovazione, il Pnrr stanzia una somma di 13,38 miliardi di euro: una dote da utilizzare nei prossimo anni, tra agevolazioni e incentivi.